Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
Tre defunti. Tre personaggi, due donne, un uomo. Un medico, italiano, che incarna il ruolo della scienza nel far luce sull’esistenza degli individui attraverso lo studio sui corpi dei cadaveri; una donna dell’est Europa costretta a vendere il proprio corpo e vittima di violenze; una donna africana che porta sul suo corpo i segni di abusi e discriminazioni, che si imbarca alla ricerca di un destino migliore e che in mare, corpo tra altri corpi, perde la vita.
Corpi. “Corpi che raccontano”.
La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
Tre defunti. Tre personaggi, due donne, un uomo. Un medico, italiano, che incarna il ruolo della scienza nel far luce sull’esistenza degli individui attraverso lo studio sui corpi dei cadaveri; una donna dell’est Europa costretta a vendere il proprio corpo e vittima di violenze; una donna africana che porta sul suo corpo i segni di abusi e discriminazioni, che si imbarca alla ricerca di un destino migliore e che in mare, corpo tra altri corpi, perde la vita.
Corpi. “Corpi che raccontano”.
La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
Tre defunti. Tre personaggi, due donne, un uomo. Un medico, italiano, che incarna il ruolo della scienza nel far luce sull’esistenza degli individui attraverso lo studio sui corpi dei cadaveri; una donna dell’est Europa costretta a vendere il proprio corpo e vittima di violenze; una donna africana che porta sul suo corpo i segni di abusi e discriminazioni, che si imbarca alla ricerca di un destino migliore e che in mare, corpo tra altri corpi, perde la vita.
Corpi. “Corpi che raccontano”.
La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
Tre defunti. Tre personaggi, due donne, un uomo. Un medico, italiano, che incarna il ruolo della scienza nel far luce sull’esistenza degli individui attraverso lo studio sui corpi dei cadaveri; una donna dell’est Europa costretta a vendere il proprio corpo e vittima di violenze; una donna africana che porta sul suo corpo i segni di abusi e discriminazioni, che si imbarca alla ricerca di un destino migliore e che in mare, corpo tra altri corpi, perde la vita.
Corpi. “Corpi che raccontano”.
La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
Tre defunti. Tre personaggi, due donne, un uomo. Un medico, italiano, che incarna il ruolo della scienza nel far luce sull’esistenza degli individui attraverso lo studio sui corpi dei cadaveri; una donna dell’est Europa costretta a vendere il proprio corpo e vittima di violenze; una donna africana che porta sul suo corpo i segni di abusi e discriminazioni, che si imbarca alla ricerca di un destino migliore e che in mare, corpo tra altri corpi, perde la vita.
Corpi. “Corpi che raccontano”.
La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
Tre defunti. Tre personaggi, due donne, un uomo. Un medico, italiano, che incarna il ruolo della scienza nel far luce sull’esistenza degli individui attraverso lo studio sui corpi dei cadaveri; una donna dell’est Europa costretta a vendere il proprio corpo e vittima di violenze; una donna africana che porta sul suo corpo i segni di abusi e discriminazioni, che si imbarca alla ricerca di un destino migliore e che in mare, corpo tra altri corpi, perde la vita.
Corpi. “Corpi che raccontano”.
La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
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La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Il teatro parla spesso sottovoce. È un’arte che non vuole urlare, che fa del qui e ora la condizione ideale per parlare da vicino a chi ha bisogno di accogliere una storia. Un linguaggio che fa della vicinanza, della prossimità tra attori e pubblico, la chiave per aprire l’emotività e smuovere le coscienze.
Questa forza della vicinanza, del parlare sottovoce, è quanto ci consente di dare voce ai fragili, di porgere alla cittadinanza le loro storie, di scuotere giovani e adulti, permettendo loro di sentire più vicine le persone che vivono ai margini della società, e, forse, di accoglierle con maggior apertura e senza pregiudizi.
Tre defunti. Tre personaggi, due donne, un uomo. Un medico, italiano, che incarna il ruolo della scienza nel far luce sull’esistenza degli individui attraverso lo studio sui corpi dei cadaveri; una donna dell’est Europa costretta a vendere il proprio corpo e vittima di violenze; una donna africana che porta sul suo corpo i segni di abusi e discriminazioni, che si imbarca alla ricerca di un destino migliore e che in mare, corpo tra altri corpi, perde la vita.
Corpi. “Corpi che raccontano”.
La messinscena nasce con l’intento di connettere tre mondi: arte, scienza ed educazione civica.
L’innesco emotivo offerto dalla performance consente allo spettatore di prendere coscienza del ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e, alla luce di questa maggior consapevolezza, prendere posizione in merito a tematiche di carattere civico.
Uno spettacolo/performance di letture con musiche cartacee ed elettroniche, parole sonanti e scaffalature vibranti.
La biblioteca attraverso i testi di grandi scrittori, da Eco a a Twain, da Cavazzoni a Borges diventa un rifugio, un luogo da scoprire, una risorsa di senso, ma anche un vero ambiente aperto, e sonoro.
Paradiso del lettore o inferno del bibliotecario?
I due bibliotecari precari la perlustrano in lungo e in largo, come in un viaggio dentro le meraviglie del tempo. Un invito a tutti, anche a chi non vuole leggere. A venire a mettere il naso, allungare l’orecchio, gettare l’occhio. Scoprendo che con i libri si può anche giocare, suonare, inventare.
La biblioteca non è pericolosa come sembra.
Il libro è uno “strumento” che diventa parte dell’azione musicale messa in scena (viene utilizzato per eseguire canzoni, esperimenti audio-poetici, sonorizzazioni cartacee).
Lo spettacolo è per tutti, e prevede argomenti divertenti e comici, ma anche poetici e profondi, per bambini e adulti di ogni età. Tra le righe si sentiranno risuonare note su temi importanti, come lo scambio tra le culture, la biodiversità (non solo letteraria), la cura dell’ambiente, l’integrazione, le scelte alimentari, l’animalismo creativo. Sono tutti argomenti stipati nella nostra mente, che “è come una biblioteca”.
E dato che il motto è “quello che si prende si rende” si spera che chi uscirà con un sorriso dalla biblioteca ci ritorni con lo stesso sorriso.