Teatro | Storie | Volontariato

con Elisa Canfora

in video Abdoulaye BA

testo Loredana Troschel

Regia Enzo Biscardi e Elisa Canfora

Cura del suono Silvia Orlandi

In collaborazione con Variopinto ODV

Evento realizzato con il contributo di Life is Live un progetto di

@Smart con @FondazioneCariplo

VRkammer è un’esperienza teatrale che fonde memorie biografiche, storie di volontariato e l’immersione virtuale in alcune comunità rwandesi. 

La componente di realtà virtuale aggiunge un livello straordinario all’esperienza e rende la performance un viaggio emozionale che attraversa il tempo e lo spazio. 

Un’attrice accompagna il pubblico in un percorso tra i ricordi e storie di persone che hanno vissuto esperienze significative di associazionismo e volontariato in Rwanda. 

La scena è allestita come una wunderkammer contemporanea: supporti tecnologici affiancati a libri e oggetti della cultura rwandese sono esposti in modo da collegare il pubblico direttamente alle narrazioni.

Utilizzando dispositivi VR, gli spettatori possono esplorare alcuni spaccati del paese africano, girando virtualmente tra le strade, entrando negli spazi delle comunità e interagendo con il sonoro degli ambienti. Questa dimensione digitale consente una connessione più profonda con la realtà africana, creando un ponte emotivo tra i partecipanti e le comunità distanti geograficamente.

Durante la performance, l’attrice guida gli spettatori attraverso una sequenza di racconti e testimonianze, collegando le narrazioni personali con il supporto di immagini e oggetti. Le emozioni e i vissuti delle persone diventano palpabili, portando il pubblico a riflettere sulla propria connessione con il mondo e sulla responsabilità condivisa nella costruzione di un futuro migliore.

VRkammer non solo offre una visione delle sfide delle comunità rwandesi ma ispira il pubblico a trasformare la consapevolezza in azione positiva nel mondo. Siamo tutte e tutti agenti di cambiamento!

ATTENZIONE A causa della tecnologia immersiva dei dispositivi VR, l’utilizzo dei visori è riservato ai maggiori di anni 12 ed è sconsigliato a donne incinte, persone affette da epilessia, persone con disturbi cardiaci, portatori di pace-maker, impianti cocleari e apparecchi acustici.

Teatro | Storie | Volontariato

con Elisa Canfora

in video Abdoulaye BA

testo Loredana Troschel

Regia Enzo Biscardi e Elisa Canfora

Cura del suono Silvia Orlandi

In collaborazione con Variopinto ODV

Evento realizzato con il contributo di Life is Live un progetto di

@Smart con @FondazioneCariplo

VRkammer è un’esperienza teatrale che fonde memorie biografiche, storie di volontariato e l’immersione virtuale in alcune comunità rwandesi. 

La componente di realtà virtuale aggiunge un livello straordinario all’esperienza e rende la performance un viaggio emozionale che attraversa il tempo e lo spazio. 

Un’attrice accompagna il pubblico in un percorso tra i ricordi e storie di persone che hanno vissuto esperienze significative di associazionismo e volontariato in Rwanda. 

La scena è allestita come una wunderkammer contemporanea: supporti tecnologici affiancati a libri e oggetti della cultura rwandese sono esposti in modo da collegare il pubblico direttamente alle narrazioni.

Utilizzando dispositivi VR, gli spettatori possono esplorare alcuni spaccati del paese africano, girando virtualmente tra le strade, entrando negli spazi delle comunità e interagendo con il sonoro degli ambienti. Questa dimensione digitale consente una connessione più profonda con la realtà africana, creando un ponte emotivo tra i partecipanti e le comunità distanti geograficamente.

Durante la performance, l’attrice guida gli spettatori attraverso una sequenza di racconti e testimonianze, collegando le narrazioni personali con il supporto di immagini e oggetti. Le emozioni e i vissuti delle persone diventano palpabili, portando il pubblico a riflettere sulla propria connessione con il mondo e sulla responsabilità condivisa nella costruzione di un futuro migliore.

VRkammer non solo offre una visione delle sfide delle comunità rwandesi ma ispira il pubblico a trasformare la consapevolezza in azione positiva nel mondo. Siamo tutte e tutti agenti di cambiamento!

ATTENZIONE A causa della tecnologia immersiva dei dispositivi VR, l’utilizzo dei visori è riservato ai maggiori di anni 12 ed è sconsigliato a donne incinte, persone affette da epilessia, persone con disturbi cardiaci, portatori di pace-maker, impianti cocleari e apparecchi acustici.

Il dis-crimine: Ferramonti, una storia parallela è un progetto di ricerca storico-musicale a partire dalla vicenda del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Esso, in provincia di Cosenza, è stato il più grande dei primi campi di internamento costruiti nell’estate del 1940, per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti gli internati venivano trattati in modo umano, e furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra; tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale è stata salvata una scatola di spartiti manoscritti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere.


A partire da questa vicenda particolare ed in seguito ad una analisi della documentazione rimasta, proponiamo un “racconto musicale” che stimoli delle riflessioni, mettendo in luce i vari aspetti che il materiale testimonia: il tipo di composizioni, le atmosfere, le scelte musicali, le parole e le emozioni dei diari, la vita quotidiana degli internati.


Con una prospettiva prevalentemente musicale, questo progetto si sofferma sull’assurdità del principio di prigionia e sulla manifestazione artistica, musicale nello specifico, come strumento per sentirsi nuovamente parte del consesso degli esseri umani, anche quando le condizioni di vita sono estreme. Il progetto vuole soffermarsi sul termine “discriminazione” che, innanzitutto, è un termine neutro e, in quanto discernimento, è una delle espressioni dell’intelligenza. Discriminare posizioni differenti è alla base del perseguimento della giustizia e dell’uguaglianza sostanziale; è invece la discriminazione fra posizioni uguali (o che dovrebbero essere considerate uguali nel principio) ad essere tragicamente ingiusta. Occorre usare questa parola non nella sua bidimensionalità, ma nel suo significato complesso e profondo, per scardinare il nesso “automatico” tra la violenza e la sua apparente motivazione razionale; così che la violenza stessa divenga radicalmente in-condivisibile.


Il materiale musicale sarà arrangiato da Francesco Vittorio Grigolo per un sestetto musicale composto da cantanti e strumentisti e l’esecuzione avrà una durata di circa un’ora.

Il dis-crimine: Ferramonti, una storia parallela è un progetto di ricerca storico-musicale a partire dalla vicenda del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Esso, in provincia di Cosenza, è stato il più grande dei primi campi di internamento costruiti nell’estate del 1940, per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti gli internati venivano trattati in modo umano, e furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra; tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale è stata salvata una scatola di spartiti manoscritti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere.


A partire da questa vicenda particolare ed in seguito ad una analisi della documentazione rimasta, proponiamo un “racconto musicale” che stimoli delle riflessioni, mettendo in luce i vari aspetti che il materiale testimonia: il tipo di composizioni, le atmosfere, le scelte musicali, le parole e le emozioni dei diari, la vita quotidiana degli internati.


Con una prospettiva prevalentemente musicale, questo progetto si sofferma sull’assurdità del principio di prigionia e sulla manifestazione artistica, musicale nello specifico, come strumento per sentirsi nuovamente parte del consesso degli esseri umani, anche quando le condizioni di vita sono estreme. Il progetto vuole soffermarsi sul termine “discriminazione” che, innanzitutto, è un termine neutro e, in quanto discernimento, è una delle espressioni dell’intelligenza. Discriminare posizioni differenti è alla base del perseguimento della giustizia e dell’uguaglianza sostanziale; è invece la discriminazione fra posizioni uguali (o che dovrebbero essere considerate uguali nel principio) ad essere tragicamente ingiusta. Occorre usare questa parola non nella sua bidimensionalità, ma nel suo significato complesso e profondo, per scardinare il nesso “automatico” tra la violenza e la sua apparente motivazione razionale; così che la violenza stessa divenga radicalmente in-condivisibile.


Il materiale musicale sarà arrangiato da Francesco Vittorio Grigolo per un sestetto musicale composto da cantanti e strumentisti e l’esecuzione avrà una durata di circa un’ora.

Il dis-crimine: Ferramonti, una storia parallela è un progetto di ricerca storico-musicale a partire dalla vicenda del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Esso, in provincia di Cosenza, è stato il più grande dei primi campi di internamento costruiti nell’estate del 1940, per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti gli internati venivano trattati in modo umano, e furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra; tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale è stata salvata una scatola di spartiti manoscritti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere.


A partire da questa vicenda particolare ed in seguito ad una analisi della documentazione rimasta, proponiamo un “racconto musicale” che stimoli delle riflessioni, mettendo in luce i vari aspetti che il materiale testimonia: il tipo di composizioni, le atmosfere, le scelte musicali, le parole e le emozioni dei diari, la vita quotidiana degli internati.


Con una prospettiva prevalentemente musicale, questo progetto si sofferma sull’assurdità del principio di prigionia e sulla manifestazione artistica, musicale nello specifico, come strumento per sentirsi nuovamente parte del consesso degli esseri umani, anche quando le condizioni di vita sono estreme. Il progetto vuole soffermarsi sul termine “discriminazione” che, innanzitutto, è un termine neutro e, in quanto discernimento, è una delle espressioni dell’intelligenza. Discriminare posizioni differenti è alla base del perseguimento della giustizia e dell’uguaglianza sostanziale; è invece la discriminazione fra posizioni uguali (o che dovrebbero essere considerate uguali nel principio) ad essere tragicamente ingiusta. Occorre usare questa parola non nella sua bidimensionalità, ma nel suo significato complesso e profondo, per scardinare il nesso “automatico” tra la violenza e la sua apparente motivazione razionale; così che la violenza stessa divenga radicalmente in-condivisibile.


Il materiale musicale sarà arrangiato da Francesco Vittorio Grigolo per un sestetto musicale composto da cantanti e strumentisti e l’esecuzione avrà una durata di circa un’ora.

Il dis-crimine: Ferramonti, una storia parallela è un progetto di ricerca storico-musicale a partire dalla vicenda del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Esso, in provincia di Cosenza, è stato il più grande dei primi campi di internamento costruiti nell’estate del 1940, per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti gli internati venivano trattati in modo umano, e furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra; tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale è stata salvata una scatola di spartiti manoscritti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere.


A partire da questa vicenda particolare ed in seguito ad una analisi della documentazione rimasta, proponiamo un “racconto musicale” che stimoli delle riflessioni, mettendo in luce i vari aspetti che il materiale testimonia: il tipo di composizioni, le atmosfere, le scelte musicali, le parole e le emozioni dei diari, la vita quotidiana degli internati.


Con una prospettiva prevalentemente musicale, questo progetto si sofferma sull’assurdità del principio di prigionia e sulla manifestazione artistica, musicale nello specifico, come strumento per sentirsi nuovamente parte del consesso degli esseri umani, anche quando le condizioni di vita sono estreme. Il progetto vuole soffermarsi sul termine “discriminazione” che, innanzitutto, è un termine neutro e, in quanto discernimento, è una delle espressioni dell’intelligenza. Discriminare posizioni differenti è alla base del perseguimento della giustizia e dell’uguaglianza sostanziale; è invece la discriminazione fra posizioni uguali (o che dovrebbero essere considerate uguali nel principio) ad essere tragicamente ingiusta. Occorre usare questa parola non nella sua bidimensionalità, ma nel suo significato complesso e profondo, per scardinare il nesso “automatico” tra la violenza e la sua apparente motivazione razionale; così che la violenza stessa divenga radicalmente in-condivisibile.


Il materiale musicale sarà arrangiato da Francesco Vittorio Grigolo per un sestetto musicale composto da cantanti e strumentisti e l’esecuzione avrà una durata di circa un’ora.

Il dis-crimine: Ferramonti, una storia parallela è un progetto di ricerca storico-musicale a partire dalla vicenda del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Esso, in provincia di Cosenza, è stato il più grande dei primi campi di internamento costruiti nell’estate del 1940, per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti gli internati venivano trattati in modo umano, e furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra; tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale è stata salvata una scatola di spartiti manoscritti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere.


A partire da questa vicenda particolare ed in seguito ad una analisi della documentazione rimasta, proponiamo un “racconto musicale” che stimoli delle riflessioni, mettendo in luce i vari aspetti che il materiale testimonia: il tipo di composizioni, le atmosfere, le scelte musicali, le parole e le emozioni dei diari, la vita quotidiana degli internati.


Con una prospettiva prevalentemente musicale, questo progetto si sofferma sull’assurdità del principio di prigionia e sulla manifestazione artistica, musicale nello specifico, come strumento per sentirsi nuovamente parte del consesso degli esseri umani, anche quando le condizioni di vita sono estreme. Il progetto vuole soffermarsi sul termine “discriminazione” che, innanzitutto, è un termine neutro e, in quanto discernimento, è una delle espressioni dell’intelligenza. Discriminare posizioni differenti è alla base del perseguimento della giustizia e dell’uguaglianza sostanziale; è invece la discriminazione fra posizioni uguali (o che dovrebbero essere considerate uguali nel principio) ad essere tragicamente ingiusta. Occorre usare questa parola non nella sua bidimensionalità, ma nel suo significato complesso e profondo, per scardinare il nesso “automatico” tra la violenza e la sua apparente motivazione razionale; così che la violenza stessa divenga radicalmente in-condivisibile.


Il materiale musicale sarà arrangiato da Francesco Vittorio Grigolo per un sestetto musicale composto da cantanti e strumentisti e l’esecuzione avrà una durata di circa un’ora.

Il dis-crimine: Ferramonti, una storia parallela è un progetto di ricerca storico-musicale a partire dalla vicenda del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Esso, in provincia di Cosenza, è stato il più grande dei primi campi di internamento costruiti nell’estate del 1940, per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti gli internati venivano trattati in modo umano, e furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra; tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale è stata salvata una scatola di spartiti manoscritti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere.


A partire da questa vicenda particolare ed in seguito ad una analisi della documentazione rimasta, proponiamo un “racconto musicale” che stimoli delle riflessioni, mettendo in luce i vari aspetti che il materiale testimonia: il tipo di composizioni, le atmosfere, le scelte musicali, le parole e le emozioni dei diari, la vita quotidiana degli internati.


Con una prospettiva prevalentemente musicale, questo progetto si sofferma sull’assurdità del principio di prigionia e sulla manifestazione artistica, musicale nello specifico, come strumento per sentirsi nuovamente parte del consesso degli esseri umani, anche quando le condizioni di vita sono estreme. Il progetto vuole soffermarsi sul termine “discriminazione” che, innanzitutto, è un termine neutro e, in quanto discernimento, è una delle espressioni dell’intelligenza. Discriminare posizioni differenti è alla base del perseguimento della giustizia e dell’uguaglianza sostanziale; è invece la discriminazione fra posizioni uguali (o che dovrebbero essere considerate uguali nel principio) ad essere tragicamente ingiusta. Occorre usare questa parola non nella sua bidimensionalità, ma nel suo significato complesso e profondo, per scardinare il nesso “automatico” tra la violenza e la sua apparente motivazione razionale; così che la violenza stessa divenga radicalmente in-condivisibile.


Il materiale musicale sarà arrangiato da Francesco Vittorio Grigolo per un sestetto musicale composto da cantanti e strumentisti e l’esecuzione avrà una durata di circa un’ora.

Il dis-crimine: Ferramonti, una storia parallela è un progetto di ricerca storico-musicale a partire dalla vicenda del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Esso, in provincia di Cosenza, è stato il più grande dei primi campi di internamento costruiti nell’estate del 1940, per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nonostante la mancanza di libertà, la carenza di cibo e le malattie, a Ferramonti gli internati venivano trattati in modo umano, e furono possibili attività artistiche e musicali. Nel campo, in particolare, erano internati molti musicisti, alcuni dei quali sarebbero divenuti molto noti nel dopoguerra; tra essi, il trombettista Oscar Klein, il direttore d’orchestra Lav Mirski, il pianista Sigbert Steinfeld, il cantante Paolo Gorin, il compositore Isko Thaler e il pianista Kurt Sonnenfeld. Spesso nel campo venivano organizzati concerti musicali, sia strumentali che corali, e spettacoli di vario tipo, cui gli internati dettero il nome di “Serate Colorate”, dove il jazz, il cabaret, l’operetta dominavano la scena. Di tutta questa ricchezza musicale è stata salvata una scatola di spartiti manoscritti: erano le musiche scritte ed eseguite a Ferramonti, ma anche fotografie, diari, lettere.


A partire da questa vicenda particolare ed in seguito ad una analisi della documentazione rimasta, proponiamo un “racconto musicale” che stimoli delle riflessioni, mettendo in luce i vari aspetti che il materiale testimonia: il tipo di composizioni, le atmosfere, le scelte musicali, le parole e le emozioni dei diari, la vita quotidiana degli internati.


Con una prospettiva prevalentemente musicale, questo progetto si sofferma sull’assurdità del principio di prigionia e sulla manifestazione artistica, musicale nello specifico, come strumento per sentirsi nuovamente parte del consesso degli esseri umani, anche quando le condizioni di vita sono estreme. Il progetto vuole soffermarsi sul termine “discriminazione” che, innanzitutto, è un termine neutro e, in quanto discernimento, è una delle espressioni dell’intelligenza. Discriminare posizioni differenti è alla base del perseguimento della giustizia e dell’uguaglianza sostanziale; è invece la discriminazione fra posizioni uguali (o che dovrebbero essere considerate uguali nel principio) ad essere tragicamente ingiusta. Occorre usare questa parola non nella sua bidimensionalità, ma nel suo significato complesso e profondo, per scardinare il nesso “automatico” tra la violenza e la sua apparente motivazione razionale; così che la violenza stessa divenga radicalmente in-condivisibile.


Il materiale musicale sarà arrangiato da Francesco Vittorio Grigolo per un sestetto musicale composto da cantanti e strumentisti e l’esecuzione avrà una durata di circa un’ora.