“CreativeAI” è un progetto di produzione performativa interdisciplinare che utilizza i linguaggi della performance per discutere le conseguenze dell’AI sulla società. Il progetto mira ad instillare elementi di riflessione sui rischi e delle sulle opportunità delle tecnologie AI nello sviluppo della società.
Promuovendo uno sviluppo tecnologico guidato dalla sostenibilità e non dal profitto. Il proponente di questo progetto è un artista attualmente PhD student presso la facoltà di Computer Science dell’Università di Bolzano; presso la quale conduce una ricerca accademica che si propone di indagare i temi qui riportati attraverso i linguaggi artistici.
Il progetto “CreativeAI” prevede quale modalità produttiva innovativa la realizzazione di un percorso partecipato da artisti di diverse discipline. I contributi di pensiero e artistici verranno poi, con il consenso dei partecipanti, rielaborati dal proponente il progetto per realizzare degli oggetti scenici di critical design – ovvero dei manufatti capaci di rappresentare sotto forma di provocazione artistica i temi emersi.
di Matilde Facheris e Giulia Tollis
Con Matilde Facheris
Dramaturg e curatrice dei testi Giulia Tollis
Struttura drammaturgica e regia di Marcela Serli
con il sostegno di
Atir Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca (Milano)
Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro (Lugano),
Teatro Prova (Bergamo),
Campo Teatrale (Milano)
Sarebbe Stato Interessante è uno spettacolo dove il rapporto tra chi guarda e chi racconta è ravvicinato e dove si attraversano i temi della creazione e della maternità assumendo molteplici punti di vista, fino a farsi testimone e portavoce di alcune esperienze biografiche di persone conosciute e intervistate.
Lo spettacolo parla di desiderio di maternità, biologica e non, parla di successi e fallimenti, del percorso della PMA, procreazione medicalmente assistita, parla della perdita, e del ritrovarsi, e infine tocca il mondo delle altre forme di genitorialità.
Tutti questi temi sono sviluppati attraversando due paesaggi: quello della “madre terra”, paesaggio naturale con le sue regole e i suoi cicli e quello del corpo femminile, paesaggio umano con le sue emozioni e mutamenti. La coltivazione di un orto diventa la giusta metafora per parlare del mistero della creazione, un luogo selvaggio dell’anima, un centro in cui tutto confluisce.
Le parole, i silenzi e le azioni proposte nello spettacolo indagano i limiti e le possibilità del corpo di incontrare e affrontare anche il dolore.
Sarebbe Stato Interessante vuole essere per tutte le persone implicate nel progetto, dalle persone intervistate al pubblico che incontrerà lo spettacolo, un atto curativo, quasi psicomagico, come direbbe Jodorowsky, per riscoprire la meraviglia della vita attraverso la condivisione di un atto di creazione universale come è il rito del teatro.
La condivisione diretta in un cerchio, di un materiale di ricerca così universale come il desiderio di generare; rendere “di tutte e tutti” questo tema, all’apparenza così intimo e privato, è l’idea di Sarebbe Stato Interessante. Lavorare sul materiale letterario e sulle interviste nel cerchio di sedie lo rende ancora più personale ed emotivo.
Sarebbe Stato Interessante è un cerchio di persone che si guardano negli occhi e condividono il pensiero della corifea/attrice che attraversa diversi personaggi (eroi o antieroi, eroine o antieroine) per portare il tutto a chi lo guarda, a chi assiste.
Dal grottesco all’iperrealismo, in un viaggio tragicomico che accompagna lo spettatore o la spettatrice da qualcosa di lontano da sé a qualcosa di molto vicino. Da fuori a dentro.
di Matilde Facheris e Giulia Tollis
Con Matilde Facheris
Dramaturg e curatrice dei testi Giulia Tollis
Struttura drammaturgica e regia di Marcela Serli
con il sostegno di
Atir Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca (Milano)
Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro (Lugano),
Teatro Prova (Bergamo),
Campo Teatrale (Milano)
Sarebbe Stato Interessante è uno spettacolo dove il rapporto tra chi guarda e chi racconta è ravvicinato e dove si attraversano i temi della creazione e della maternità assumendo molteplici punti di vista, fino a farsi testimone e portavoce di alcune esperienze biografiche di persone conosciute e intervistate.
Lo spettacolo parla di desiderio di maternità, biologica e non, parla di successi e fallimenti, del percorso della PMA, procreazione medicalmente assistita, parla della perdita, e del ritrovarsi, e infine tocca il mondo delle altre forme di genitorialità.
Tutti questi temi sono sviluppati attraversando due paesaggi: quello della “madre terra”, paesaggio naturale con le sue regole e i suoi cicli e quello del corpo femminile, paesaggio umano con le sue emozioni e mutamenti. La coltivazione di un orto diventa la giusta metafora per parlare del mistero della creazione, un luogo selvaggio dell’anima, un centro in cui tutto confluisce.
Le parole, i silenzi e le azioni proposte nello spettacolo indagano i limiti e le possibilità del corpo di incontrare e affrontare anche il dolore.
Sarebbe Stato Interessante vuole essere per tutte le persone implicate nel progetto, dalle persone intervistate al pubblico che incontrerà lo spettacolo, un atto curativo, quasi psicomagico, come direbbe Jodorowsky, per riscoprire la meraviglia della vita attraverso la condivisione di un atto di creazione universale come è il rito del teatro.
La condivisione diretta in un cerchio, di un materiale di ricerca così universale come il desiderio di generare; rendere “di tutte e tutti” questo tema, all’apparenza così intimo e privato, è l’idea di Sarebbe Stato Interessante. Lavorare sul materiale letterario e sulle interviste nel cerchio di sedie lo rende ancora più personale ed emotivo.
Sarebbe Stato Interessante è un cerchio di persone che si guardano negli occhi e condividono il pensiero della corifea/attrice che attraversa diversi personaggi (eroi o antieroi, eroine o antieroine) per portare il tutto a chi lo guarda, a chi assiste.
Dal grottesco all’iperrealismo, in un viaggio tragicomico che accompagna lo spettatore o la spettatrice da qualcosa di lontano da sé a qualcosa di molto vicino. Da fuori a dentro.
Al momento possiamo svelare solo una prima anticipazione, essendo la performance totalmente inedita e in avvio di produzione. La condizione di partenza è l’essenza della scatola vuota, necessaria all’intenzione di strutturarsi come performance improvvisativa aperta al coinvolgimento del pubblico nel processo creativo, permeabile alla comunità ospite e adattabile allo spazio.
Appariranno allo sguardo degli spettatori creature ibride che interagiranno tessendo relazioni tra mondi differenti. L’ibrido tra umano e animale, tra umani e umani, tra umano e oggetto ci interessa come tema fondamentale della contemporaneità, con un risvolto anche politico e sociale.
I corpi come forme visibili e concrete dell’esperienza dalle caratteristiche uniche, ma anche luoghi di competenze e limiti specifici, come connubio di spiritualità, umanità e animalità, come veicolo dell’invisibile straordinario che abita dentro ad ognuno, si sveleranno progressivamente, fuoriuscendo, nascondendosi e riapparendo, da una grande scatola vuota. I “mostri”, liberati e riconosciuti, lasceranno affiorare una narrazione metaforica scritta nei corpi di tutti i presenti, performer e spettatori.
Dalla stessa scatola vuota appariranno altre scatole. Una di queste sarà il contenitore lasciato nei luoghi ospiti della performance per il mese antecedente all’evento. Qui il pubblico avrà depositato (e potrà farlo anche durante lo spettacolo) parole e disegni da cui le artiste coglieranno elementi con cui nutrire la creazione mentre accade.
La musica dal vivo, prodotta con strumenti antichi, creerà un tessuto musicale con cui l’azione e la coreografia interagiranno, sviluppando una sorta di osmosi sonora.
L’interazione con i materiali di scarto (scatole di diverse forme e dimensioni) svilupperà azioni concrete: tramite tecniche di giocoleria, manipolazione, ritmica e musicalità si costruirà progressivamente un’installazione mobile e partecipativa.
L’intento che anima il processo creativo appena iniziato, attraverso il linguaggio ibrido di danza, teatro circo, musica, è quello di dar vita a un’architettura narrativa estemporanea in cui ognuno possa rispecchiarsi, in una luce poetica ed ironica.
Al momento possiamo svelare solo una prima anticipazione, essendo la performance totalmente inedita e in avvio di produzione. La condizione di partenza è l’essenza della scatola vuota, necessaria all’intenzione di strutturarsi come performance improvvisativa aperta al coinvolgimento del pubblico nel processo creativo, permeabile alla comunità ospite e adattabile allo spazio.
Appariranno allo sguardo degli spettatori creature ibride che interagiranno tessendo relazioni tra mondi differenti. L’ibrido tra umano e animale, tra umani e umani, tra umano e oggetto ci interessa come tema fondamentale della contemporaneità, con un risvolto anche politico e sociale.
I corpi come forme visibili e concrete dell’esperienza dalle caratteristiche uniche, ma anche luoghi di competenze e limiti specifici, come connubio di spiritualità, umanità e animalità, come veicolo dell’invisibile straordinario che abita dentro ad ognuno, si sveleranno progressivamente, fuoriuscendo, nascondendosi e riapparendo, da una grande scatola vuota. I “mostri”, liberati e riconosciuti, lasceranno affiorare una narrazione metaforica scritta nei corpi di tutti i presenti, performer e spettatori.
Dalla stessa scatola vuota appariranno altre scatole. Una di queste sarà il contenitore lasciato nei luoghi ospiti della performance per il mese antecedente all’evento. Qui il pubblico avrà depositato (e potrà farlo anche durante lo spettacolo) parole e disegni da cui le artiste coglieranno elementi con cui nutrire la creazione mentre accade.
La musica dal vivo, prodotta con strumenti antichi, creerà un tessuto musicale con cui l’azione e la coreografia interagiranno, sviluppando una sorta di osmosi sonora.
L’interazione con i materiali di scarto (scatole di diverse forme e dimensioni) svilupperà azioni concrete: tramite tecniche di giocoleria, manipolazione, ritmica e musicalità si costruirà progressivamente un’installazione mobile e partecipativa.
L’intento che anima il processo creativo appena iniziato, attraverso il linguaggio ibrido di danza, teatro circo, musica, è quello di dar vita a un’architettura narrativa estemporanea in cui ognuno possa rispecchiarsi, in una luce poetica ed ironica.
Al momento possiamo svelare solo una prima anticipazione, essendo la performance totalmente inedita e in avvio di produzione. La condizione di partenza è l’essenza della scatola vuota, necessaria all’intenzione di strutturarsi come performance improvvisativa aperta al coinvolgimento del pubblico nel processo creativo, permeabile alla comunità ospite e adattabile allo spazio.
Appariranno allo sguardo degli spettatori creature ibride che interagiranno tessendo relazioni tra mondi differenti. L’ibrido tra umano e animale, tra umani e umani, tra umano e oggetto ci interessa come tema fondamentale della contemporaneità, con un risvolto anche politico e sociale.
I corpi come forme visibili e concrete dell’esperienza dalle caratteristiche uniche, ma anche luoghi di competenze e limiti specifici, come connubio di spiritualità, umanità e animalità, come veicolo dell’invisibile straordinario che abita dentro ad ognuno, si sveleranno progressivamente, fuoriuscendo, nascondendosi e riapparendo, da una grande scatola vuota. I “mostri”, liberati e riconosciuti, lasceranno affiorare una narrazione metaforica scritta nei corpi di tutti i presenti, performer e spettatori.
Dalla stessa scatola vuota appariranno altre scatole. Una di queste sarà il contenitore lasciato nei luoghi ospiti della performance per il mese antecedente all’evento. Qui il pubblico avrà depositato (e potrà farlo anche durante lo spettacolo) parole e disegni da cui le artiste coglieranno elementi con cui nutrire la creazione mentre accade.
La musica dal vivo, prodotta con strumenti antichi, creerà un tessuto musicale con cui l’azione e la coreografia interagiranno, sviluppando una sorta di osmosi sonora.
L’interazione con i materiali di scarto (scatole di diverse forme e dimensioni) svilupperà azioni concrete: tramite tecniche di giocoleria, manipolazione, ritmica e musicalità si costruirà progressivamente un’installazione mobile e partecipativa.
L’intento che anima il processo creativo appena iniziato, attraverso il linguaggio ibrido di danza, teatro circo, musica, è quello di dar vita a un’architettura narrativa estemporanea in cui ognuno possa rispecchiarsi, in una luce poetica ed ironica.
Al momento possiamo svelare solo una prima anticipazione, essendo la performance totalmente inedita e in avvio di produzione. La condizione di partenza è l’essenza della scatola vuota, necessaria all’intenzione di strutturarsi come performance improvvisativa aperta al coinvolgimento del pubblico nel processo creativo, permeabile alla comunità ospite e adattabile allo spazio.
Appariranno allo sguardo degli spettatori creature ibride che interagiranno tessendo relazioni tra mondi differenti. L’ibrido tra umano e animale, tra umani e umani, tra umano e oggetto ci interessa come tema fondamentale della contemporaneità, con un risvolto anche politico e sociale.
I corpi come forme visibili e concrete dell’esperienza dalle caratteristiche uniche, ma anche luoghi di competenze e limiti specifici, come connubio di spiritualità, umanità e animalità, come veicolo dell’invisibile straordinario che abita dentro ad ognuno, si sveleranno progressivamente, fuoriuscendo, nascondendosi e riapparendo, da una grande scatola vuota. I “mostri”, liberati e riconosciuti, lasceranno affiorare una narrazione metaforica scritta nei corpi di tutti i presenti, performer e spettatori.
Dalla stessa scatola vuota appariranno altre scatole. Una di queste sarà il contenitore lasciato nei luoghi ospiti della performance per il mese antecedente all’evento. Qui il pubblico avrà depositato (e potrà farlo anche durante lo spettacolo) parole e disegni da cui le artiste coglieranno elementi con cui nutrire la creazione mentre accade.
La musica dal vivo, prodotta con strumenti antichi, creerà un tessuto musicale con cui l’azione e la coreografia interagiranno, sviluppando una sorta di osmosi sonora.
L’interazione con i materiali di scarto (scatole di diverse forme e dimensioni) svilupperà azioni concrete: tramite tecniche di giocoleria, manipolazione, ritmica e musicalità si costruirà progressivamente un’installazione mobile e partecipativa.
L’intento che anima il processo creativo appena iniziato, attraverso il linguaggio ibrido di danza, teatro circo, musica, è quello di dar vita a un’architettura narrativa estemporanea in cui ognuno possa rispecchiarsi, in una luce poetica ed ironica.
Al momento possiamo svelare solo una prima anticipazione, essendo la performance totalmente inedita e in avvio di produzione. La condizione di partenza è l’essenza della scatola vuota, necessaria all’intenzione di strutturarsi come performance improvvisativa aperta al coinvolgimento del pubblico nel processo creativo, permeabile alla comunità ospite e adattabile allo spazio.
Appariranno allo sguardo degli spettatori creature ibride che interagiranno tessendo relazioni tra mondi differenti. L’ibrido tra umano e animale, tra umani e umani, tra umano e oggetto ci interessa come tema fondamentale della contemporaneità, con un risvolto anche politico e sociale.
I corpi come forme visibili e concrete dell’esperienza dalle caratteristiche uniche, ma anche luoghi di competenze e limiti specifici, come connubio di spiritualità, umanità e animalità, come veicolo dell’invisibile straordinario che abita dentro ad ognuno, si sveleranno progressivamente, fuoriuscendo, nascondendosi e riapparendo, da una grande scatola vuota. I “mostri”, liberati e riconosciuti, lasceranno affiorare una narrazione metaforica scritta nei corpi di tutti i presenti, performer e spettatori.
Dalla stessa scatola vuota appariranno altre scatole. Una di queste sarà il contenitore lasciato nei luoghi ospiti della performance per il mese antecedente all’evento. Qui il pubblico avrà depositato (e potrà farlo anche durante lo spettacolo) parole e disegni da cui le artiste coglieranno elementi con cui nutrire la creazione mentre accade.
La musica dal vivo, prodotta con strumenti antichi, creerà un tessuto musicale con cui l’azione e la coreografia interagiranno, sviluppando una sorta di osmosi sonora.
L’interazione con i materiali di scarto (scatole di diverse forme e dimensioni) svilupperà azioni concrete: tramite tecniche di giocoleria, manipolazione, ritmica e musicalità si costruirà progressivamente un’installazione mobile e partecipativa.
L’intento che anima il processo creativo appena iniziato, attraverso il linguaggio ibrido di danza, teatro circo, musica, è quello di dar vita a un’architettura narrativa estemporanea in cui ognuno possa rispecchiarsi, in una luce poetica ed ironica.
Al momento possiamo svelare solo una prima anticipazione, essendo la performance totalmente inedita e in avvio di produzione. La condizione di partenza è l’essenza della scatola vuota, necessaria all’intenzione di strutturarsi come performance improvvisativa aperta al coinvolgimento del pubblico nel processo creativo, permeabile alla comunità ospite e adattabile allo spazio.
Appariranno allo sguardo degli spettatori creature ibride che interagiranno tessendo relazioni tra mondi differenti. L’ibrido tra umano e animale, tra umani e umani, tra umano e oggetto ci interessa come tema fondamentale della contemporaneità, con un risvolto anche politico e sociale.
I corpi come forme visibili e concrete dell’esperienza dalle caratteristiche uniche, ma anche luoghi di competenze e limiti specifici, come connubio di spiritualità, umanità e animalità, come veicolo dell’invisibile straordinario che abita dentro ad ognuno, si sveleranno progressivamente, fuoriuscendo, nascondendosi e riapparendo, da una grande scatola vuota. I “mostri”, liberati e riconosciuti, lasceranno affiorare una narrazione metaforica scritta nei corpi di tutti i presenti, performer e spettatori.
Dalla stessa scatola vuota appariranno altre scatole. Una di queste sarà il contenitore lasciato nei luoghi ospiti della performance per il mese antecedente all’evento. Qui il pubblico avrà depositato (e potrà farlo anche durante lo spettacolo) parole e disegni da cui le artiste coglieranno elementi con cui nutrire la creazione mentre accade.
La musica dal vivo, prodotta con strumenti antichi, creerà un tessuto musicale con cui l’azione e la coreografia interagiranno, sviluppando una sorta di osmosi sonora.
L’interazione con i materiali di scarto (scatole di diverse forme e dimensioni) svilupperà azioni concrete: tramite tecniche di giocoleria, manipolazione, ritmica e musicalità si costruirà progressivamente un’installazione mobile e partecipativa.
L’intento che anima il processo creativo appena iniziato, attraverso il linguaggio ibrido di danza, teatro circo, musica, è quello di dar vita a un’architettura narrativa estemporanea in cui ognuno possa rispecchiarsi, in una luce poetica ed ironica.