RACCONTI ERRANTI è un progetto sostenibile di circuitazione in uno stretto ambito territoriale dello spettacolo PASSAGGI di Ilaria Gelmi nato con la collaborazione del drammaturgo Francesco Niccolini, il sostegno del Festival Montagne Racconta ed il contributo di Francesca Grisenti. Come un tempo i narratori erranti viaggiavano di paese in paese, esercitando la loro arte capace di aggregare le comunità che essi incontravano, così Ilaria Gelmi con il suo spettacolo nello zaino, insieme al regista Dario Garofalo ed al videomaker Gabriele Donati, percorrerà in autostop e a piedi un cammino originale che toccherà sette provincie della Lombardia (Como, Lecco, Varese, Bergamo, Brescia, Monza-Brianza e Milano) tangendo tre laghi (Lago di Como, Lago di Lugano e Lago d’Iseo) e raccontando una storia che si arricchirà ogni volta anche dei paesaggi percorsi e degli incontri vissuti.
PASSAGGI è uno spettacolo che parla di viaggi, libertà e fiducia verso gli altri, ed è profondamente legato alla vita e ai viaggi di Pippa Bacca.
L’autostop è in filo del racconto: questo modo di viaggiare apparteneva già ai miei genitori coi quali l’ho condiviso e imparato e per molti anni è stato il mio unico mezzo di trasporto. Racconto dei miei viaggi solitari e insieme a mia madre; di quelli dei miei genitori negli anni ‘70 in Italia e all’Estero. Queste storie si intersecano con quelle raccontate da Pippa Bacca, artista e performer milanese, storie dei suoi viaggi da bambina con sua madre e le sorelle e poi da sola in giro per in mondo fino al suo ultimo viaggio nel 2008. L‘autostop rappresenta un potente strumento di provocazione rispetto allo stereotipo del femminile e, al tempo stesso, termometro delle relazioni e di come va in mondo. Raccontare dei viaggi in autostop significa parlare di incontri tra persone e culture diverse, di come piano si inizia a scorgere l’altro oltre la semplice apparenza, dell’intimità che si crea anche attraverso i silenzi, non tutti uguali. Ci si prende un tempo per stare, condividendo un tratto di strada che diventa un’opportunità di incontro o anche solamente un dono da parte di chi ti offre un passaggio. Il desiderio di incontro quasi sempre porta ricchezza e condividere questa fiducia fa bene al cuore e alla vita. (Ilaria Gelmi)
Il progetto RACCONTI ERRANTI prevede la realizzazione del docufilm PASSAGGI DI TEMPO, a cura di Gabriele Donati e Dario Garofalo. Il soggetto del documentario è il viaggio di Ilaria in autostop da una recita all’altra del suo spettacolo PASSAGGI, registrando lo stupore, la rabbia, l’indifferenza, la gioia, il dolore che possono emergere da questa esperienza ad alto contatto (il passaggio in autostop) in grado di tirare in ballo e parlarci ancora, per converso, degli accadimenti drammatici che si sono patiti – fortissimamente in queste stesse zone – nel 2020 e 2021, quando il contatto era solo contagio e la comunicazione un pericolo mortale.
Ognuno ha una sua versione e una sua propria idea di quel periodo nefasto e il senso di questo lavoro non è dare voce al consenso o al dissenso dell‘enorme emergenza sociale scaturita dall’emergenza sanitaria, nè contare i morti, nè mettere in campo immagini simboliche o di repertorio a sfondo emotivo. Filmare il viaggio di Ilaria, i suoi incontri, la sua fiducia nell’altro, e farlo proprio in quei territori, suggerirà inevitabili spunti di riflessione. L’obiettivo è farli emergere poeticamente, non fare troppe domande, non dare alcuna risposta. Ci sembra però che sia possibile adesso parlare di quello che ci è accaduto dalla giusta distanza, senza retorica, senza tema di cavalcare onde emozionali o sensazionaliste. (Dario Garofalo)
RACCONTI ERRANTI è un progetto sostenibile di circuitazione in uno stretto ambito territoriale dello spettacolo PASSAGGI di Ilaria Gelmi nato con la collaborazione del drammaturgo Francesco Niccolini, il sostegno del Festival Montagne Racconta ed il contributo di Francesca Grisenti. Come un tempo i narratori erranti viaggiavano di paese in paese, esercitando la loro arte capace di aggregare le comunità che essi incontravano, così Ilaria Gelmi con il suo spettacolo nello zaino, insieme al regista Dario Garofalo ed al videomaker Gabriele Donati, percorrerà in autostop e a piedi un cammino originale che toccherà sette provincie della Lombardia (Como, Lecco, Varese, Bergamo, Brescia, Monza-Brianza e Milano) tangendo tre laghi (Lago di Como, Lago di Lugano e Lago d’Iseo) e raccontando una storia che si arricchirà ogni volta anche dei paesaggi percorsi e degli incontri vissuti.
PASSAGGI è uno spettacolo che parla di viaggi, libertà e fiducia verso gli altri, ed è profondamente legato alla vita e ai viaggi di Pippa Bacca.
L’autostop è in filo del racconto: questo modo di viaggiare apparteneva già ai miei genitori coi quali l’ho condiviso e imparato e per molti anni è stato il mio unico mezzo di trasporto. Racconto dei miei viaggi solitari e insieme a mia madre; di quelli dei miei genitori negli anni ‘70 in Italia e all’Estero. Queste storie si intersecano con quelle raccontate da Pippa Bacca, artista e performer milanese, storie dei suoi viaggi da bambina con sua madre e le sorelle e poi da sola in giro per in mondo fino al suo ultimo viaggio nel 2008. L‘autostop rappresenta un potente strumento di provocazione rispetto allo stereotipo del femminile e, al tempo stesso, termometro delle relazioni e di come va in mondo. Raccontare dei viaggi in autostop significa parlare di incontri tra persone e culture diverse, di come piano si inizia a scorgere l’altro oltre la semplice apparenza, dell’intimità che si crea anche attraverso i silenzi, non tutti uguali. Ci si prende un tempo per stare, condividendo un tratto di strada che diventa un’opportunità di incontro o anche solamente un dono da parte di chi ti offre un passaggio. Il desiderio di incontro quasi sempre porta ricchezza e condividere questa fiducia fa bene al cuore e alla vita. (Ilaria Gelmi)
Il progetto RACCONTI ERRANTI prevede la realizzazione del docufilm PASSAGGI DI TEMPO, a cura di Gabriele Donati e Dario Garofalo. Il soggetto del documentario è il viaggio di Ilaria in autostop da una recita all’altra del suo spettacolo PASSAGGI, registrando lo stupore, la rabbia, l’indifferenza, la gioia, il dolore che possono emergere da questa esperienza ad alto contatto (il passaggio in autostop) in grado di tirare in ballo e parlarci ancora, per converso, degli accadimenti drammatici che si sono patiti – fortissimamente in queste stesse zone – nel 2020 e 2021, quando il contatto era solo contagio e la comunicazione un pericolo mortale.
Ognuno ha una sua versione e una sua propria idea di quel periodo nefasto e il senso di questo lavoro non è dare voce al consenso o al dissenso dell‘enorme emergenza sociale scaturita dall’emergenza sanitaria, nè contare i morti, nè mettere in campo immagini simboliche o di repertorio a sfondo emotivo. Filmare il viaggio di Ilaria, i suoi incontri, la sua fiducia nell’altro, e farlo proprio in quei territori, suggerirà inevitabili spunti di riflessione. L’obiettivo è farli emergere poeticamente, non fare troppe domande, non dare alcuna risposta. Ci sembra però che sia possibile adesso parlare di quello che ci è accaduto dalla giusta distanza, senza retorica, senza tema di cavalcare onde emozionali o sensazionaliste. (Dario Garofalo)
Finalmente sola e Romanzo di un’anamnesi sono due monologhi che partono dall’autonarrazione e mescolano esperienze personali a scene di finzione; due temi serissimi, la violenza psicologica e la scoperta di una malattia rara, entrambi trattati con la lente dell’ironia e del sarcasmo. Le drammaturgie vanno a indagare il confine: la prima tra relazione difficile e rapporto violento; la seconda tra difetto e caratteristica in una persona.
Gli spettacoli andranno in scena nei luoghi in cui questi temi vengono affrontati quotidianamente attraverso un lavoro concreto (cooperative sociali e associazioni); seguirà un laboratorio di narrazione rivolto alla cittadinanza, pensato come un momento di apertura in cui riconoscersi a vicenda e al contempo riconoscere se stessi. Artiste e partecipanti si chiederanno insieme: cosa è normale e cosa non lo è? Perché è capitato proprio a me? Perché non a me? Quand’è che sono davvero me stessa/o? Domande private che diventano collettive, paure e solitudini che, espresse ad alta voce e attraverso lo strumento dell’invenzione artistica, creano una reale condivisione e di fatto, una comunità.
#storiecomelealtre
#usciredasé #storielibere #praticheteatrali #confine
Finalmente sola e Romanzo di un’anamnesi sono due monologhi che partono dall’autonarrazione e mescolano esperienze personali a scene di finzione; due temi serissimi, la violenza psicologica e la scoperta di una malattia rara, entrambi trattati con la lente dell’ironia e del sarcasmo. Le drammaturgie vanno a indagare il confine: la prima tra relazione difficile e rapporto violento; la seconda tra difetto e caratteristica in una persona.
Gli spettacoli andranno in scena nei luoghi in cui questi temi vengono affrontati quotidianamente attraverso un lavoro concreto (cooperative sociali e associazioni); seguirà un laboratorio di narrazione rivolto alla cittadinanza, pensato come un momento di apertura in cui riconoscersi a vicenda e al contempo riconoscere se stessi. Artiste e partecipanti si chiederanno insieme: cosa è normale e cosa non lo è? Perché è capitato proprio a me? Perché non a me? Quand’è che sono davvero me stessa/o? Domande private che diventano collettive, paure e solitudini che, espresse ad alta voce e attraverso lo strumento dell’invenzione artistica, creano una reale condivisione e di fatto, una comunità.
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Finalmente sola e Romanzo di un’anamnesi sono due monologhi che partono dall’autonarrazione e mescolano esperienze personali a scene di finzione; due temi serissimi, la violenza psicologica e la scoperta di una malattia rara, entrambi trattati con la lente dell’ironia e del sarcasmo. Le drammaturgie vanno a indagare il confine: la prima tra relazione difficile e rapporto violento; la seconda tra difetto e caratteristica in una persona.
Gli spettacoli andranno in scena nei luoghi in cui questi temi vengono affrontati quotidianamente attraverso un lavoro concreto (cooperative sociali e associazioni); seguirà un laboratorio di narrazione rivolto alla cittadinanza, pensato come un momento di apertura in cui riconoscersi a vicenda e al contempo riconoscere se stessi. Artiste e partecipanti si chiederanno insieme: cosa è normale e cosa non lo è? Perché è capitato proprio a me? Perché non a me? Quand’è che sono davvero me stessa/o? Domande private che diventano collettive, paure e solitudini che, espresse ad alta voce e attraverso lo strumento dell’invenzione artistica, creano una reale condivisione e di fatto, una comunità.
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Finalmente sola e Romanzo di un’anamnesi sono due monologhi che partono dall’autonarrazione e mescolano esperienze personali a scene di finzione; due temi serissimi, la violenza psicologica e la scoperta di una malattia rara, entrambi trattati con la lente dell’ironia e del sarcasmo. Le drammaturgie vanno a indagare il confine: la prima tra relazione difficile e rapporto violento; la seconda tra difetto e caratteristica in una persona.
Gli spettacoli andranno in scena nei luoghi in cui questi temi vengono affrontati quotidianamente attraverso un lavoro concreto (cooperative sociali e associazioni); seguirà un laboratorio di narrazione rivolto alla cittadinanza, pensato come un momento di apertura in cui riconoscersi a vicenda e al contempo riconoscere se stessi. Artiste e partecipanti si chiederanno insieme: cosa è normale e cosa non lo è? Perché è capitato proprio a me? Perché non a me? Quand’è che sono davvero me stessa/o? Domande private che diventano collettive, paure e solitudini che, espresse ad alta voce e attraverso lo strumento dell’invenzione artistica, creano una reale condivisione e di fatto, una comunità.
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Finalmente sola e Romanzo di un’anamnesi sono due monologhi che partono dall’autonarrazione e mescolano esperienze personali a scene di finzione; due temi serissimi, la violenza psicologica e la scoperta di una malattia rara, entrambi trattati con la lente dell’ironia e del sarcasmo. Le drammaturgie vanno a indagare il confine: la prima tra relazione difficile e rapporto violento; la seconda tra difetto e caratteristica in una persona.
Gli spettacoli andranno in scena nei luoghi in cui questi temi vengono affrontati quotidianamente attraverso un lavoro concreto (cooperative sociali e associazioni); seguirà un laboratorio di narrazione rivolto alla cittadinanza, pensato come un momento di apertura in cui riconoscersi a vicenda e al contempo riconoscere se stessi. Artiste e partecipanti si chiederanno insieme: cosa è normale e cosa non lo è? Perché è capitato proprio a me? Perché non a me? Quand’è che sono davvero me stessa/o? Domande private che diventano collettive, paure e solitudini che, espresse ad alta voce e attraverso lo strumento dell’invenzione artistica, creano una reale condivisione e di fatto, una comunità.
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Finalmente sola e Romanzo di un’anamnesi sono due monologhi che partono dall’autonarrazione e mescolano esperienze personali a scene di finzione; due temi serissimi, la violenza psicologica e la scoperta di una malattia rara, entrambi trattati con la lente dell’ironia e del sarcasmo. Le drammaturgie vanno a indagare il confine: la prima tra relazione difficile e rapporto violento; la seconda tra difetto e caratteristica in una persona.
Gli spettacoli andranno in scena nei luoghi in cui questi temi vengono affrontati quotidianamente attraverso un lavoro concreto (cooperative sociali e associazioni); seguirà un laboratorio di narrazione rivolto alla cittadinanza, pensato come un momento di apertura in cui riconoscersi a vicenda e al contempo riconoscere se stessi. Artiste e partecipanti si chiederanno insieme: cosa è normale e cosa non lo è? Perché è capitato proprio a me? Perché non a me? Quand’è che sono davvero me stessa/o? Domande private che diventano collettive, paure e solitudini che, espresse ad alta voce e attraverso lo strumento dell’invenzione artistica, creano una reale condivisione e di fatto, una comunità.
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Gli spettacoli andranno in scena nei luoghi in cui questi temi vengono affrontati quotidianamente attraverso un lavoro concreto (cooperative sociali e associazioni); seguirà un laboratorio di narrazione rivolto alla cittadinanza, pensato come un momento di apertura in cui riconoscersi a vicenda e al contempo riconoscere se stessi. Artiste e partecipanti si chiederanno insieme: cosa è normale e cosa non lo è? Perché è capitato proprio a me? Perché non a me? Quand’è che sono davvero me stessa/o? Domande private che diventano collettive, paure e solitudini che, espresse ad alta voce e attraverso lo strumento dell’invenzione artistica, creano una reale condivisione e di fatto, una comunità.
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