Mercoledì 6 febbraio, Smart ha vinto un “Future of Work Award” organizzato dalla prestigiosa Royal Society of Arts. La società, il cui acronimo è RSA è un’istituzione britannica antichissima, fondata nel 1754 dal filosofo e inventore William Shipley e impegnata nella promozione del progresso scientifico e sociale attraverso soluzioni pratiche che migliorino la vita degli individui. Per dirla in modo più concreto, hanno fatto parte della RSA (in qualità di fellows) personaggi del calibro di Benjamin Franklin, Karl Marx, Adam Smith, William Hogarth, John Diefenbaker, Stephen Hawking, Ethel Ayres Purdie e Charles Dickens.
Uno dei temi di maggiore interesse per la RSA è il panorama del lavoro contemporaneo. La Società ha deciso di affrontare la sfida delle nuove tecnologie e si è impegna a far sì che le start-up, i sindacati e le cooperative di lavoratori di tutto il mondo possano sfruttare le risorse del digitale per offrire alle persone posti di lavoro più inclusivi, accessibili e sostenibili. Questo avviene attraverso la creazione di centri tecnologici e imprese sociali, principalmente attraverso i premi intitolati Future Work Awards.
«I timori riguardo l’insicurezza del lavoro, l’indebolimento dei diritti dei lavoratori e la perdita di posti di lavoro dovuta all’automazione non sono infondati», scrivono i rappresentanti della Royal Society of Arts. «Tuttavia i vincitori del Future Work Awards mostrano che elementi dell’economia moderna, spesso presentati come dannosi, possono essere negati, o meglio ancora possono essere utilizzati per fornire ai dipendenti un livello di flessibilità e formazione inaccessibili finora».
Cosa significa il premio
Per due anni, tra il 2018 e il 2019, un piccolo team guidato da Charles Leadbeater ha analizzato il futuro del lavoro con l’ambizione di identificare organizzazioni innovative e progressive in tutto il mondo. Ne hanno trovate oltre 200 e selezionate 20. Da qui è nato il Future Work Awards. Il trofeo, che anche Smart ha ricevuto è un pezzo unico di ceramica realizzato da un’artista londinese.
Da chi progetta il modo di lavorare con i robot ai gruppi di liberi professionisti autonomi che si organizzano in cooperativa, da chi studia nuovi approcci all’apprendimento life-long fino ai sindacati che accettano la sfida di organizzare i lavoratori della gig economy. Sono questi temi prioritari per descrivere il futuro del lavoro secondo la Royal Society of Arts. Un futuro che si vuole positivo per i lavoratori, contro tutti gli anatemi distopici alla Black Mirror. Ecco perché la RSA cercava realtà come Smart che non accettano di rimanere passive di fronte alle trasformazioni del lavoro e scommettono su modi sempre migliori di lavorare, nel contesto di un’economia del digitale dove il cambiamento è la costante.
I partner della RSA in questo ambizioso progetto includono Barclay’s, il fondo di investimento canadese Social Capital Partners e Alt Now Projects, l’agenzia di progettazione dei sistemi che ha avviato i premi nel processo della sua vasta ricerca sul futuro del lavoro. Media partner, il Financial Times. I premi vengono giudicati da una giuria di esperti di fama internazionale, innovatori sociali, investitori d’impatto, consulenti politici e attivisti.
«Crediamo che tutti gli esseri umani abbiano capacità creative che, se capite e supportate, possono essere mobilitate per creare l’Illuminismo del 21° secolo», si legge sul sito della RSA.
Supportati da 29.000 fellows, la RSA ha creato una rete molto solida per promuovere idee progressive e ricerche all’avanguardia, valutando sempre la loro capacità di migliorare la vita delle persone. In questo senso, la Royal Society of Arts ha aggiornato la sua missione, originaria, che nello statuto di fondazione del 1754 era «incoraggiare l’impresa, ampliare la scienza, perfezionare l’arte, migliorare i nostri produttori ed estendere il nostro commercio», ma anche della necessità di «alleviare la povertà e garantire la piena occupazione». Erano tempi di Illuminismo, in cui la scienza era sinonimo di progresso e di prosperità. Per questo la RSA si definisce ancora oggi un’organizzazione illuminista, «impegnata nella ricerca di soluzioni pratiche innovative alle sfide sociali odierne». La sfida ambiziosa che annuncia è rifondare l’illuminismo per il secolo XXI, con una sensibilità particolare. Ovvero, scegliendo di affrontare completamente e coraggiosamente tutte le sfide tecnologiche del digitale, della robotica e dell’intelligenza artificiale (tanto per fare tre esempi), ma senza dimenticare le persone.