Materiali da Works in Progress: intervista con Elena Artus-Martinelli
LinkedIn funziona? Questa è senza dubbio la domanda più diffusa a proposito di quello che viene presentato come il social network del lavoro. C’è chi è pronto a giurare di sì e chi è sicuro del contrario, ma la verità è che la prima cosa da chiedersi su LinkedIn non è come funziona, ma come si usa.
Ne abbiamo parlato con Elena Artus-Martinelli, esperta di marketing, a margine del workshop che ha tenuto durante l’edizione 2018 di Works in progress a Milano. Dobbiamo pensarlo come un ecosistema, ci spiega. Fatevi un giro sul suo profilo per credere.
Partiamo dalle basi: a cosa serve LinkedIn?
È un modo per presentare il nostro profilo all’esterno, è una vetrina virtuale. Come gli altri social network è un posto dove le persone vanno a cercare per capire di più su di te.
Si può trovare lavoro con LinkedIn?
Io dico di sì. Si può trovare lavoro con LinkedIn in diversi modi. Una delle situazioni più ricorrenti riguarda gli specialisti, le persone che hanno un’esperienza significativa in un campo specifico.
Il tuo workshop fornisce un’introduzione pratica al buon uso di questo social network. Quali sono le prime cose che si devono fare aprendo il proprio profilo su LinkedIn?
Non avendo tantissimo tempo mi concentro solo sulle azioni principali. Tra queste ci sono, per esempio, la scelta della foto di profilo e di sfondo, che contrariamente a quanto a volte si pensa è un messaggio molto importante legato alla professione. Poi, ovviamente, mi soffermo sul modo di descriversi, cioè sul modo di presentare la propria specializzazione e il campo di attività e sul sommario, in cui ci si propone di fatto si specificano le doti che l’ipotetico datore di lavoro potrà apprezzare.
Ma del resto questi aspetti sono cruciali in tutti i social network, ognuno con le sue specificità. Basti pensare che per la descrizione dell’attività si hanno a disposizione 140 caratteri… non ci ricorda niente?
Che altro serve per creare un buon profilo?
Un sacco di cose, ovviamente! Ma le cose più importanti che vorrei ricordare sono di pensare a tradurre il profilo almeno in un’altra lingua: l’inglese è un imperativo assoluto, meglio anche una terza lingua alle volte.
Bisogna essere attivi sul social: fare interazioni, pubblicare cose, dare e chiedere suggerimenti. È importante mostrare disponibilità con gli altri utenti, quindi anche offrire gratuitamente consulenze legate al proprio campo di attività, se ci vengono richieste. State sicuri che sarete ripagati della generosità. Ora c’è addirittura una nuova funzione professionale, che si chiama Profinder che permette di offrirsi come professionista o esperto di qualcosa nella piattaforma e raggiungere dunque segmenti di pubblico più specifici. Al momento è attiva solo negli Stati Uniti, ma è bene prepararsi a quando sbarcherà anche da noi.
Inoltre, dopo qualche anno di declino, da qualche tempo i gruppi di interesse sono tornati ad avere un ruolo rilevante sulla scena. Consiglio a tutti di iscriversi ai gruppi legati al proprio campo di attività e interagire all’interno di essi.
Che altro… beh ovviamente riempire tutti i campi perché questo fa aumentare il punteggio del profilo, che a sua volta influisce sulla visibilità.
Sembra un’attività a tempo pieno…
Non a tempo pieno, ma è sicuro che bisogna coltivare la propria presenza su LinkedIn, come in tutti i social network del resto. Prima ho usato la metafora della vetrina per descriverlo, ora voglio aggiungere un’altra immagine: quella dell’ecosistema, che come tale va curato.
Quanto spesso fai spesso workshop di questo tipo?
Ad Unbreakfast organizziamo spesso sessioni di spiegazione di LinkedIn per i nuovi, perché pensiamo sia importante valorizzare questo strumento e, ovviamente, usarlo al meglio.
E le persone sono interessate al tema?
Assolutamente sì. C’è molto interesse per la piattaforma e curiosità per il modo in cui usarlo. Comunque è qualcosa che sta diventando sempre più necessario, nell’era del digitale.
Qual è la tipologia di lavoratore che trae maggior beneficio dall’uso di LinkedIin, secondo te? Dipendenti o freelance?
Non c’è una categoria privilegiata. Questo social network è uno strumento aperto a tutti i tipi di profili. Ovviamente, ogni tipologia di lavoro ha le sue caratteristiche e le sue necessità, e lo strumento va usato in maniera corretta. Al di là dei lavoratori, può essere utile anche ai datori di lavoro, o per trovare spunti nuovi, oltre che nuovo personale.
A ogni modo, potremo rispondere meglio a questa domanda dopo aver studiato i nuovi tool introdotti dopo l’acquisto della piattaforma da parte di Microsoft. Ci sono cambiamenti da indagare. Oltre al già citato Profinder, penso anche alla funzione slideshare, che può essere molto utile per chi lavora nell’ambito della formazione. Infatti, le slide del mio workshop le ho caricate proprio lì!