Nato dall’idea di documentare in modo innovativo le cooperative sparse per il mondo, il progetto Aroundtheworld.coop prende il via da un’idea di Sara Vicari e Andrea Mancori, coppia che ha messo insieme le rispettive competenze – la ricerca partecipativa e il documentario audiovisivo – per viaggiare e raccontare storie di cooperazione, e condividere con un pubblico più ampio le migliori pratiche dell’economia sociale e solidale.
In breve tempo il progetto ha preso forma ed è cresciuto includendo altre professionalità e competenze, e oggi offre anche opportunità di formazione e supporto alla comunicazione interna ed esterna delle cooperative e di altre organizzazioni dell’economia sociale. Per scoprirlo abbiamo intervistato Sara Vicari e Cécile Berranger.
Innanzitutto, cos’è Aroundtheworld.coop?
Sara: Aroundtheworld.coop nasce in primo luogo dal desiderio di raccontare a un pubblico più ampio, quindi al di fuori del movimento cooperativo, come le comunità nel mondo si auto-organizzano e attraverso la forma cooperativa siano in grado di trasformare il proprio territorio, rispondendo a problemi locali ma sempre più globali.
Nel contempo nasce anche dal desiderio di condividere buone pratiche cooperative con contenuti che abbiano una solidità scientifica ma che siano al tempo stesso appetibili anche per i non esperti di cooperativismo. Quello che facciamo, nella pratica, è trasformare ricerca socio-economica in video, con un linguaggio che possa arrivare a tutti.
Come si realizza un prodotto simile?
Sara: La nostra metodologia, che non si avvale dello script, ci consente di portare dentro il video la voce dei cooperatori, motivo per cui i nostri prodotti finali sono tutti diversi fra loro.
C’è una prima fase di ricerca qualitativa in cui si lavora con i soci, fase in cui essi ripercorrono la propria storia e con il sostegno del ricercatore identificano gli aspetti più salienti ed innovativi della loro esperienza di azione collettiva. Soltanto successivamente a questa fase iniziano le attività di videomaking.
Questo è un progetto che mette insieme due sensibilità diverse, quella del ricercatore e quella del videomaker. Per noi è prioritario creare la relazione con i cooperatori, instaurare un rapporto di fiducia, per far sì che il racconto sia il più possibile veritiero ed emerga il coinvolgimento di ciascun socio. Proprio per questo i nostri fieldwork durano diversi giorni.
Come e quando nasce Aroundtheworld.coop?
Sara: Da un punto di vista cronologico, l’idea originaria risale al 2018, da lì c’è voluto il tempo per organizzare, la scrittura del progetto, e sviluppare un partenariato con l’Alleanza Internazionale delle Cooperative.
Nell’agosto del 2018 con pochissimi mezzi abbiamo realizzato il primo video a Castel Volturno in Campania per testare la metodologia, e successivamente abbiamo costruito la squadra. C’è tanto lavoro dietro ciascun video, sia in ambito organizzativo e logistico che di ricerca e comunicazione.
Cécile: Io ad esempio mi sono occupata – fra le altre cose – della logistica, ho organizzato gli spostamenti e preso i primi contatti con i movimenti cooperativi e i cooperatori in tutti i paesi del mondo interessati a questo progetto.
Non è stato semplice far capire in prima battuta che non si trattasse di un video istituzionale. Per esempio c’è voluto del tempo per far capire il motivo per cui avessimo bisogno di passare almeno una decina di giorni all’interno di ogni cooperativa raccontata. Ma una volta sul campo tutto è stato chiaro e anzi è stato bellissimo avere i loro riscontri di soddisfazione ed entusiasmo per il nostro lavoro.
A chi si rivolgono i servizi e le competenze di Arountheworld.coop?
Sara: Quello che facciamo è molto flessibile, ma senz’altro i primi destinatari sono le imprese cooperative. Il nostro lavoro intende essere un sostegno nella loro attività di comunicazione sia interna che esterna. I video che realizziamo rappresentano un’opportunità per le cooperative di raccontare al mondo esterno la propria identità cooperativa, business e valori inclusi.
Inoltre, grazie alla metodologia che adottiamo, le nostre attività rappresentano anche l’occasione per i soci di raccontarsi e autovalutarsi, rafforzando la visione d’impresa e l’analisi dei punti di forza e di debolezza della partecipazione alla vita in cooperativa. Spesso alla fine di ogni fieldwork i soci commentavano che non avevano mai avuto una percezione così chiara di ciò che avevano costruito e di come il loro lavoro avesse contribuito a cambiare così tanto le vite di ogni socio. Commenti che per noi sono stati la maggiore soddisfazione del lavoro realizzato.
Oltre alle cooperative possiamo essere di supporto anche alle ONG e alle istituzioni internazionali, quello che offriamo loro è la possibilità di documentare un progetto apportando contenuti innovativi raccolti direttamente sul campo.
Offriamo praticamente due prodotti in uno: un prodotto audiovisivo di comunicazione dei risultati del progetto e un prodotto di ricerca socio-economica.
Inoltre, collaboriamo con le università, trasformando ricerche già realizzate in video e contribuendo in tal modo alla loro diffusione. Un esempio pratico è il progetto MappaRoma promosso dall’Università RomaTre: i ricercatori hanno già elaborato la ricerca e noi li aiutiamo a trasformare il contenuto in forma audiovisiva.
Quali sono gli obiettivi dichiarati?
Cécile: Senz’altro fare comunicazione a 360 gradi, trovare modi per sostenere le realtà di azione collettiva a raccontarsi in modo innovativo e autentico della loro essenza imprenditoriale ed associativa. E’ un lavoro profondo sull’identità cooperativa, sulla sua ricerca e comprensione, anche rispetto all’evoluzione che la cooperativa stessa ha avuto negli anni.
Lo scopo ultimo è sempre valorizzare e condividere con la società le migliori pratiche dell’economia sociale e solidale, sia in Italia che nel mondo, contribuendo ad accrescere la consapevolezza che esiste un’alternativa al mainstream.
Qual è il rapporto di Arountheworld.coop con una realtà come Smart?
Sara: E’ stato un processo, noi stessi abbiamo messo in essere la nostra storia di azione collettiva. Col tempo, come detto sopra, abbiamo costruito il gruppo, e questo gruppo ha sentito il bisogno di proseguire, avendo trovato molto riscontro in ciò che stavamo realizzando.
Dal ritorno dal giro del mondo abbiamo sentito noi stessi il desiderio di diventare impresa cooperativa, ma al tempo stesso c’era la paura di fare il passo più lungo della gamba.
Poi Cécile ci ha dato un contributo illuminante, suggerendo Smart: ci abbiamo messo un po’ a capire come potesse esserci un match fra quello che stavamo cercando di fare e la nostra identità collettiva, ma presto ci siamo resi conto che avviare una collaborazione con Smart poteva essere di fatto un modo per mettere in pratica il sesto principio cooperativo, ovvero la cooperazione fra cooperative.
Oggi non siamo semplicemente sei persone che si associano e fruiscono dei servizi Smart, si tratta di un rapporto di partenariato in cui Smart ci sta consentendo di incubarci e costruire la nostra identità imprenditoriale e associativa.
Cécile: Per me la collaborazione con Smart è anche una modalità innovativa che ci garantisce tutele ma anche autonomia, un’occasione per mostrare che si può cooperare.
Le opportunità di questa collaborazione vanno oltre i servizi amministrativi standard, perché Smart rappresenta una comunità, che per noi può costituire un’opportunità di crescita e di collaborazione con altre professionalità, qualcosa a cui guardiamo con grandi aspettative.
In che modo la pandemia ha inciso sull’andamento del progetto?
Sara: Avremmo dovuto ritornare sul campo, ma a causa del Covid abbiamo dovuto annullare la documentazione di due storie, di cui una recuperata in settembre. Chiaramente quando è scoppiata la pandemia eravamo nel pieno del nostro lancio, avevamo appena fatto una riunione interna per decidere che saremmo appunto diventati una realtà imprenditoriale, eravamo nel pieno della nostra esplosione.
Il rischio era quello di sparire, ma la motivazione era enorme, da parte di tutti quanti, siamo stati determinati e coesi, e abbiamo usato questo tempo per formarci, lavorando sul gruppo nel suo aspetto relazionale, abbiamo investito tanto sulla comprensione della nostra visione e missione, e poi abbiamo diversificato i nostri servizi.
Se adesso non possiamo andare sul campo, ci siamo detti, possiamo lavorare su altre aree: un ulteriore pilastro di Aroundtheworld.coop è infatti quello della formazione, che si rivolge a una platea molto ampia, ovvero a chi è interessato a saperne di più su come fare impresa cooperativa. I video sono molto utili per fare formazione, e quelli che abbiamo fatto finora sono open source, ne incoraggiamo l’utilizzo e la diffusione. Abbiamo poi continuato nell’attività di advocacy, mantenendo così viva la nostra rete.
C’è una storia in particolare su cui vorreste dire due parole in più?
Sara: Ci sarebbero molti aneddoti da raccontare dietro ogni storia che abbiamo documentato. Con ogni cooperativa si è costruito un legame forte con i suoi soci. Dovendo però sceglierne una su cui dire qualcosa in più, opterei per la cooperativa di lavoro Cheeseboard di San Francisco.
Da un punto di vista della governance questa cooperativa è molto innovativa, essendo riuscita a coniugare una modalità di gestione totalmente orizzontale con un business di successo e duraturo, essendo nel mercato da oltre 50 anni.
Inoltre, invece di crescere a dismisura, ha preferito replicarsi in altre comunità costituendo una struttura di secondo livello – che si chiama Arizmendi – e che sostiene lo sviluppo cooperativo. Personalmente ho trovato questa esperienza illuminante, anche perché è nata nella culla del capitalismo: di fatto, i soci hanno dimostrato che fare impresa in modo alternativo e con risultati straordinari è possibile, anche in un contesto che ha tutt’altra impronta economica.
La loro storia ci racconta che è possibile essere sostenibili nel tempo, avere un impatto sulla comunità di riferimento e innovare, coniugando un business efficiente con la partecipazione democratica.