Da qualche tempo sentiamo parlare di letteratura e Twitter. Apparentemente sembra un ossimoro, la sintesi estrema in 140 caratteri cui ci obbliga Twitter e la lunghezza di un romanzo. Invece un gruppo di persone ha elaborato un metodo che unisce questi due mondi apparentemente lontani. Ne parliamo questa settimana con gli ideatori di questo metodo e ci facciamo spiegare da loro se esiste davvero la twitteratura, riservandoci per il finale una piccola sorpresa.
Ciao Pierluigi, Edoardo e Paolo, ci raccontate cos’è la twitteratura?
Come amiamo dire spesso la Twitteratura non esiste, esistono invece il libro e il lettore che con i nostri esperimenti hanno una nuova opportunità. Viviamo in un momento storico di grande cambiamento per quel che riguarda la divulgazione del sapere: il modello Gutenberghiano è ormai superato e, con l’avvento dell’era digitale, il sapere viene fruito in maniera completamente differente. Se con il libro a stampa siamo stati abituati ad un rapporto individuale ed esclusivo con il libro, e quindi con qualsiasi tipo di contenuto, ora con il digitale la conoscenza non viene più diffusa da uno a molti (dal libro al lettore, dall’insegnante alla classe, dalla televisione ai telespettatori) bensì da molti a uno (wikipedia, youtube, facebook e i social network sono le nuove fonti da cui oggi siamo soliti apprendere notizie e informazioni). Lo scenario è caratterizzato da dati sconfortanti: il 71% degli italiani è analfabeta di ritorno (De Mauro, 2008), il 63% degli italiani non legge (Nielsen, 2014) ma esistono in Italia 37 milioni di smartphone (MIP, 2014) e 7,5 milioni di tablet (MIP, 2014), occorre trovare un nuovo metodo, un nuovo modo per continuare a fare quello che si è sempre fatto: diffondere il sapere, raccontare storie e condividerle. Nello specifico, con il termine twitteratura indichiamo un esercizio di riscrittura di un contenuto preesistente (un libro) utilizzando la sintesi, l’immediatezza e la condivisione di twitter: secondo un calendario condiviso si riassume, un capitolo alla volta, il contenuto individuato per quel capitolo, e lo si fa con un tweet di massimo 140 caratteri. Questo approccio stimola la lettura, la condivisione di opinioni, lo scambio e la sociatlità attraverso un divertente e appassionante esercizio di riscrittura su un social network. Il metodo twitteratura è pubblicato sotto licenza Creative Commons (Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo stesso modo) sul sito twitteratura.it.
Come è iniziata questa “avventura”?
Nel gennaio del 2012 cominciammo a interrogarci su come Twitter e i social network potessero essere utilizzati per promuovere la lettura e la cultura. Siamo partiti da due testi di riferimento per chiunque si interroghi sul significato della scrittura: Esercizi di stile di Raymond Queneau e Lezioni americane di Italo Calvino. Al Salone del Libro di Torino, a maggio dello stesso anno, lanciammo così un esperimento di lettura e riscrittura de La luna e i falò di Cesare Pavese: trentadue capitoli di romanzo letti e riscritti su Twitter in due mesi. Il gioco seguiva un primo esercizio su Queneau stesso, e da lì in poi i risultati furono significativi: da poche decine di partecipanti iniziali, in poco meno di due anni la comunità di Twitteratura ha ormai raggiunto migliaia di persone coinvolte per ogni testo. Va detto che il cuore della comunità è composto da un nocciolo duro di ‘riscrittori’ agguerriti, ma l’impatto che questi riescono a produrre su Twitter è complessivamente analogo se non superiore a quello di una casa editrice o di una testa giornalistica di rilievo nazionale.
Come vi siete conosciuti?
Tra i ripidi e scoscesi filari della twitteratura. A conclusione di un’esperienza da esercitatore per un laboratorio all’Università di Torino, Edoardo aprì un blog sotto pseudonimo per conservare un rapporto intimo con la scrittura. La lettura di Queneau e Calvino su Twitter lo portò sulla strada di Pierluigi, che da Direttore della Fondazione Cesare Pavese voleva sperimentare modi nuovi per promuovere lo scrittore di Santo Stefano Belbo. Queneau e Pavese fecero sì che Edoardo e Pierluigi incontrassero Paolo, che all’Università di Pavia stava studiando le intersezioni fra social network e letteratura. Un’amicizia nata su Twitter in capo a un anno divenne un progetto culturale vero e proprio. Oggi la comunità di Twitteratura.it conta centinaia di frequentatori assidui e migliaia di partecipanti occasionali. Possiamo dire che ci siamo conosciuti per gioco, e come i bambini ora non vogliamo smettere di giocare.
Quali sono i progetti che avete realizzato fino ad oggi?
Dopo la lettura e riscrittura degli Esercizi di stile di Raymond Queneau abbiamo letto e riscritto i seguenti testi: La luna e i falò, Dialoghi con Leucò e Paesi tuoi di Cesare Pavese; Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini; Le città invisibili di Italo Calvino; I promessi sposi di Alessando Manzoni; Favole al telefono di Gianni Rodari; Fantasia di Bruno Munari; Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu. Ogni progetto ha un suo carattere distintivo: con Queneau abbiamo messo a punto un paradigma di gioco replicabile e contagioso. Pavese ci ha permesso di raccogliere una comunità di lettori appassionati attorno ad un grande intellettuale del Novecento e alla sua terra, le colline delle Langhe e del Monferrato. Con Pasolini abbiamo messo alla prova il nostro metodo di riscrittura su una raccolta di testi parargomentativi e controversi. Calvino è stato scelto dalla comunità, che lo ha poi tradotto in una mostra d’arte itinerante. Con Manzoni abbiamo coinvolto venti scuole italiane in un progetto didattico innovativo. Ora, mentre con Rodari sperimentiamo il Metodo Twitteratura nelle scuole elementari, ci accingiamo a celebrare il centenario della Prima Guerra Mondiale attraverso un autore antiretorico e sublime, Emilio Lussu.
Passiamo ai freddi numeri: quanti partecipano ai vostri progetti di riscrittura?
Il numero dei partecipanti varia a seconda del tipo di testo, della durata del calendario di lettura e di altre variabili. Possiamo darti alcuni dati sugli ultimi progetti conclusi, che raccogliamo grazie a Blogmeter, la piattaforma italiana leader nel social listening. Alla riscrittura de Le città invisibili di Calvino hanno partecipato complessivamente 4.115 persone che insieme hanno prodotto 29.553 tweet originali e 51.728 retweet. Alla riscrittura de I promessi sposi di Manzoni hanno partecipato complessivamente 2.391 utenti che hanno prodotto 38.130 tweet originali e 62.375 retweet: in questo caso, l’aspetto interessante è che spesso a un singolo utente corrisponde un’intera scuola. I numeri però non devono trarre in inganno: la partecipazione ai giochi di twitteratura avviene secondo cerchie di coinvolgimento crescente, per cui a fronte di pochi utenti che da soli contribuiscono alla maggioranza del traffico ve ne sono molti altri che si limitano a osservare il gioco e fare qualche retweet. Il vero risulato, per noi, non è numerico: una delle soddisfazioni più grandi è stata infatti rendere popolare sul web un testo dimenticato dal pubblico e temuto dalla critica letteraria, come I dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. La direzione nella quale ci muoviamo è proprio questa: usare Twitter per togliere la polvere dai libri e dai luoghi del sapere. La lettura appartiene a tutti, bisogna salvaguardare la dimensione popolare del fenomeno.
Siete volati anche negli States! Ci raccontate cosa avete realizzato per il Twitter Fiction Festival di New York?
Il Twitter Fiction Festival di New York, organizzato da Twitter, da Penguin Books dalla Association of American Publishers ha bandito un contest, in tutto il mondo, al fine di selezionare 12 progetti di storytelling su misura per Twitter: la nostra idea è stata l’unica italiana selezionata. Per 4 giorni, dalle 8 alle 9 del mattino, abbiamo raccolto la nostra comunità attorno alle poesie che Cesare Pavese ha dedicato a Constance Dowling, l’attrice americana amata dallo scrittore nell’ultimo anno di vita. Anche in questo caso i numeri sono stati stupefacenti: su 27.667 tweet complessivamente prodotti, ben 5.253 sono in italiano (pari al 18,98% del totale). In inglese ne sono stati prodotti 20.940 (ovvero il 75,68% del totale). Lo spagnolo si ferma a 1.038 tweet (3,75%), il portoghese a 204 (0,7%), il francese a 67 (0,2%) e il tedesco a 50 (0,1%). Possiamo forse dire che la manifestazione è stata complessivamente sotto tono, nel senso che 25mila tweet in cinque giorni in diverse nazioni non sono troppi: tuttavia, se teniamo conto della limitata diffusione della nostra lingua nel mondo, il risultato complessivo è ragguardevole. Fra i 25 account più menzionati al #TwitterFiction Festival, ad esempio, ben 13 figurano fra i partecipanti alla riscrittura della poesie di Cesare Pavese: @PaveseCesare (secondo solo all’account ufficiale del Festival, con 1.526 menzioni), @TwLetteratura (quinto, con 617 menzioni), @DowlingConnie (sesto, con 477 menzioni), @TorinoAnni10 (settimo, con 475 menzioni), @piervaccaneo (ottavo, con 320 menzioni), @erykaluna (nono, con 310 menzioni), @Calvino_Italo (decimo, con 304 menzioni), @paolocosta (undicesimo, con 281 menzioni), @comemusica (dodicesima con 278 menzioni), @iurimoscardi (sedicesimo con 210 menzioni), @marcostancati (diciassettesimo con 198 menzioni), @Einaudieditore (diciannovesimo con 172 menzioni), @FenoglioBeppe (ventesimo con 170 menzioni). Insomma: il Twitter Fiction Festivalm, grazie a Pavese e alla nostra comunità, ha parlato anche e soprattutto italiano.
E Innovazione Culturale? Cosa state facendo con il progetto di Fondazione CARIPLO?
Via via che la nostra esperienza cresceva, ci siamo chiesti come confrontarci con la complessità e l’entusiasmo della comunità nata attorno a Twitteratura. Perciò, nell’inverno 2013 abbiamo deciso di partecipare ad un bando per l’innovazione culturale promosso da Fondazione Cariplo, Avanzi e Fondazione Ahref. Oggi Twitteratura non è più solo una comunità di lettori, ma anche un progetto culturale in ‘incubazione’ con altre undici idee di startup culturali presso l’acceleratore Make a Cube di Milano. In sostanza, nei prossimi mesi cercheremo di capire se da Twitteratura.it può nascere una piccola impresa del terzo settore che promuova la lettura e la letteratura in un paese in cui si legge poco e sempre meno. E’ una sfida difficile da intraprendere, visto che il mercato editoriale è cronicamente in crisi e i soggetti che potrebbero sostenerlo – dalla scuola all’ecosistema del libro – sono in grandissima difficoltà. Però è anche il nostro sogno, e faremo di tutto per trasformarlo in realtà.
Infine perché state facendo una intervista con il blog di SMartIt? Cosa vi lega a noi?
A SMartIt ci lega la passione e l’amore per l’arte: sentimenti che ci hanno portato ad incontrarci e a condividere fin da subito gli ideali di innovazione e progresso soprattutto in campo culturale. Dare un’opportunità alla Cultura significa dare un’opportunità a noi stessi, pensare e sperare in un progresso sociale che deve essere fondato e basato sulla tutela della diversità, della condivisione e della crescita personale e collettiva. Valori questi che caratterizzano SMartIt e la rendono un’esperienza unica e travolgente nel suo campo. L’amicizia con SMartIt non poteva che essere immediata, appassionata e sincera. Quando SMartIt è stata selezionata per la finale di Che Fare, premio per l’innovazione culturale, ci è sembrato naturale sostenerla e promuoverne il messaggio su Twitter e presso la nostra comunità. E’ stata un’esperienza straordinaria, che ci ha permesso di interagire e imparare nuove cose collaborando con professionisti di valore: Aurelia, Sergio, Sarah, Chiara, Selim, Enzo, Carlotta, Donato, Giulio. Abbiamo anche compreso che il modo migliore per comprendere e sostenere SMartIt era diventare soci noi stessi: del resto, in qualche modo ci sentiamo dei creativi anche noi, e la causa di contribuire a promuovere il settore della creatività in Italia ci appartiene completamente.
Anche tutto lo staff di SMartIt vuole approfittarna per ringraziare le 872 persone che ci hanno votato per il premio Che Fare 2 e tutti gli artisti che ci hanno dato una mano con una testimonianza video: Ottofonz, Gaia, Diana, Marcella, Romeo.
E dato che ieri sera è stato proclamato il vincitore facciamo i nostri migliori auguri al progetto “Di casa in casa“.
Due parole su Pierluigi Vaccaneo, Edoardo Montenegro e Paolo Costa
Paolo Costa – Socio fondatore di Spindox, si occupa di tecnologie dell’informazione e nuovi media da quindici anni. È docente di Comunicazione Digitale e Multimediale all’Università di Pavia. Ha un passato di giornalista prima e di consulente di direzione e formatore poi. Scrive su paolocosta.net. Ha pubblicato La notizia smarrita. Modelli di giornalismo in trasformazione e cultura digitale (Torino, 2010) e – con Andrea Riscassi – Al nostro posto. Scritti politici di Piero Gobetti (Arezzo, 1998).
Edoardo Montenegro – Laureato in Scienze della Comunicazione, ha conseguito un Master in Marketing & e-Commerce presso la SDA Bocconi di Milano. Lavora dal 1997 nel settore bancario, per il quale si occupa di web e comunicazione interna. Dal 2005 al 2011 ha insegnato scrittura argomentativa per i laboratori di scrittura della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Lettore appassionato, dal 2011 al 2013 ha curato il blog torinoanni10.com.
Pierluigi Vaccaneo – Laureato in lettere Moderne, ha fondato IVM Multimedia nel 2005 e da 11 anni si occupa di nuovi media e divulgazione culturale. E’ Direttore della Fondazione Cesare Pavese. Ha pubblicato “Qualcosa di molto serio e prezioso. Il modello americano nell’opera di Cesare Pavese”, (I Quaderni del ’900, Roma 2003); “Pavese scopre il mito nel 1931”, (I Quaderni del ’900, Roma 2004); “Intervista a Fernanda Pivano” (“Sincronie”, Tor Vergata – Roma, 2004).