Intervista a Emanuela Bizi (SLC CGIL)
Lo scorso 19 aprile è stato firmato il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei teatri e degli scritturati, tra parti sociali e associazioni di categoria. Tantissime le novità introdotte: nuovi contratti, nuove norme per l’intermittenza, incremento dei minimi salariali, cambiamenti nella flessibilità e disciplina del lavoro. SMart intende darne conto completamente, in diverse modalità. Cominciamo con questa intervista a Emanuela Bizi, della segreteria nazionale della SLC CGIL, tra i firmatari del nuovo CCNL spettacolo.
I nuovi CCNL arrivano a 10 anni di distanza dal precedente accordo: quali sono state le cause che ne impedivano il rinnovo e come sono state rimosse?
Le cause del mancato rinnovo erano legate principalmente alla crisi del settore, che esiste da molti anni ed è dovuta principalmente alla carenza di risorse. I fondi sono pochi e, in particolare quelli locali, vengono erogati con anni di ritardo. A questo si aggiungono gli effetti del decreto ministeriale 2014, che ha riscritto la geografia dello spettacolo dal vivo, introducendo dei requisiti che hanno avuto un effetto contundente su un settore già indebolito. Il fatto di chiedere ad alcuni soggetti di aumentare la propria produzione, saturando il livello territoriale, ha di fatto limitato le compagnie che sono dei soggetti itineranti. A questo si accompagna il fatto che i grandi teatri a questo punto impongono i prezzi: troppo bassi per pagare adeguatamente artisti e tecnici.
Quali sono i principali cambiamenti? Quali sono le principali istanze che il nuovo CCNL ha recepito, e per quali categorie di lavoratori?
Proprio perché il vecchio CCNL rispondeva a un mondo che si è modificato, l’intento del Sindacato era quello di venire incontro al settore dello spettacolo che aveva necessità di maggior flessibilità, ma al contempo di maggiori garanzie per i lavoratori. Se da un lato la maggiore produzione richiesta comporta una vita breve per gli spettacoli, (quindi la scrittura continuata per la stagione teatrale prevista dal vecchio CCNL era diventata ormai una rarità), è anche vero che le giornate e le occasioni di lavoro si sono ridotte. Certo, un contratto di lavoro non può creare nuovo lavoro, ma deve impedire che la crisi del settore trovi come unica via d’uscita la riduzione dei compensi e delle giornate per gli atipici dello spettacolo. Il Contratto di lavoro disciplina l’attività degli artisti e dei tecnici scritturati da Teatri, Centri di Produzione e dalla Compagnie Professionali.
Molti lavoratori dello spettacolo svolgono contemporaneamente più mansioni, circostanza che si verifica spesso anche per i soci SMart. Per questo ci è sembrata interessante la nota sulle “mansioni plurime”: può spiegarci di cosa si tratta?
Abbiamo previsto la possibilità che si svolgano diverse mansioni alternativamente, ma solo nel contesto delle formazioni sociali, cooperative, associazioni culturali, teatro di ricerca e di innovazione. Questo di fatto già avviene. È necessario tuttavia per questo che il lavoratore abbia le competenze certificate relative alla mansione svolta. La nostra volontà era quella di venire incontro a una necessità di alcune imprese, ma al contempo di evitare che qualcuno operasse in situazioni di rischio.
SMart sostiene da sempre la necessità di tutelare il lavoro in ogni sua forma, per questo abbiamo apprezzato che il CCNL si occupi anche dei lavoratori autonomi con partita IVA: ci può riassumere questa novità?
Sono convinta che i Contratti Nazionali di lavoro debbano garantire i lavoratori, a prescindere dalla tipologia contrattuale. Ovviamente per quanto riguarda il lavoro autonomo rimangono i requisiti e le definizioni di legge. Ma crediamo che, rispettando l’autonomia, il CCNL possa stabilire l’equo compenso e alcune tutele. Per quanto riguarda il compenso, il protocollo stabilisce che non può essere inferiore al 150% riferito al compenso totale giornaliero del livello più alto della classificazione. Il lavoratore autonomo non ha copertura INAIL. Il nostro protocollo prevede una specifica assicurazione, che deve garantire idonee coperture per l’inidoneità temporanea, permanente e in caso di morte. Contemporaneamente, tuttavia, abbiamo contattato l’INAIL per chiedere l’estensione delle tutele anche ai parasubordinati e agli autonomi, ma è necessaria un norma legislativa, che proveremo a ridiscuterne con il nuovo Governo. Si stabilisce inoltre un termine entro i primi dieci giorni del mese successivo alla prestazione, trascorsi i quali agli interessi di legge si somma il 2%. Inoltre, si definisce sin da subito la possibilità di aderire alla previdenza e assistenza integrativa di origine contrattuale. Altra importante novità è quella che permetterà ai lavoratori autonomi di partecipare alle assemblee previste per gli scritturati.
Secondo i dati del vostro osservatorio, quanti sono i lavoratori dello spettacolo che attualmente lavorano come autonomi o in forme di collaborazione che sfuggono all’inquadramento della scrittura individuale?
Purtroppo non ci sono dati in tal senso. Per questo abbiamo individuato e disciplinato sul CCNL dei Teatri un Osservatorio Nazionale che riceverà programmazioni, contratti e dati occupazionali anche del CCNL degli scritturati. Questo ci permetterà di conoscere più esattamente quanti sono i lavoratori e quali sono le loro condizioni di lavoro. L’Osservatorio non avrà compiti di vigilanza, ma piuttosto è un faro acceso su un settore che da troppo tempo vive nel buio. Vorremmo infatti anche capire se il CCNL risponde davvero alle esigenze delle varie imprese dello spettacolo. Ovviamente come Sindacato continueremo a vigilare sulle storture del sistema.
I nuovi contratti prevedono una maggiorazione del 40% rispetto alla retribuzione minima sindacale in caso di contratto intermittente. L’obiettivo è disincentivarne l’utilizzo o prevenirne gli abusi? Quale grado di complessità ha ancora l’azione di verifica della corretta applicazione dei contratti?
La ratio che ci ha guidato in questa trattativa è stata quella di creare una gerarchia dei rapporti di lavoro, inserendo le flessibilità ma facendole costare un po’ di più. Il problema del contratto intermittente è che non garantisce tutele come quelle francesi nei periodi di non lavoro. Aprire totalmente a questo strumento può significare che i giorni si riducono e i lavoratori non potranno mai raggiungere le giornate minime ENPALS per l’annualità contributiva. Per quanto riguarda i controlli, come dicevo, oltre al normale controllo del Sindacato, l’Osservatorio Nazionale avrà il compito di analizzare l’aderenza al CCNL, provando anche a capire se abbiamo bisogno di altri strumenti. Non siamo interessati a stipulare Contratti Nazionali che non verranno mai applicati.
La sensazione di molti operatori, riguardo ai CCNL, è che possa essere utile considerare anche l’aspetto dimensionale delle imprese di spettacolo, con particolare riferimento alle piccole compagnie, caratterizzate di solito da minori risorse a disposizione, assenza di un organico stabile e coincidenza sostanziale tra datore di lavoro e lavoratore. Situazione che si verifica anche in alcune cooperative. Esiste la possibilità in futuro di considerare questi aspetti?
È proprio per questo che ci serve l’Osservatorio Nazionale. Ma per far sì che funzioni è necessario che tutte le imprese ci credano. Ripeto, non ha funzioni ispettive e di vigilanza. Per quanto ci riguarda, crediamo che le compagnie siano un elemento importante del settore, forse quello che paga di più la crisi. Quindi immagino che i dati dell’Osservatorio ci serviranno per dire alla “politica” che poche risorse significa pochi diritti ai lavoratori. Il tema delle risorse è centrale. Altrettanto importante è un ragionamento che devono fare le compagnie. Mettersi in rete significa abbattere alcuni costi, darsi magari le competenze necessarie per accedere ai fondi europei. Il tema infatti è quello di aumentare le risorse alle compagnie. Non credo che la soluzione sia soltanto abbassare il costo del lavoro.
Quanto secondo lei l’azione di tutela e difesa dei diritti dei lavoratori dovrebbe organizzarsi ormai su base europea?
Esiste già una rete di sindacati europei che rappresentano gli artisti, alla quale aderiamo. Ma non è facile rappresentare questi lavoratori e, soprattutto, che questi si fidino dell’azione sindacale. Da tempo i corpi intermedi sono stati oggetto di accuse e questi lavoratori sono individualisti. Si può anche mettere nel conto che il Sindacato non abbia prestato le necessarie attenzioni a questo settore, nel suo insieme. Ma sono abituata a guardare avanti. Stiamo, anche se con grandi difficoltà, provando a organizzare questa categoria. Non abbiamo altro interesse che provarli a rappresentare davvero. Tutte le proposte al legislatore, ma anche il Contratto Nazionale sono state costruite con i soggetti interessati. Dobbiamo continuare, perché la situazione fotografata dalla nostra ricerca Vita da Artisti non è accettabile né dignitosa per questi professionisti.
SMart non è nè vuole diventare un sindacato, nonostante cerchi di farsi interprete delle istanze di quasi 100.000 soci lavoratori in 9 Paesi europei. Quale rapporto pensa si possa sviluppare tra la nostra esperienza e gli organismi di rappresentanza tradizionali?
Ritengo che SMart riempia un vuoto che si è creato. Non ho problemi a confrontarmi con nessuno, anzi credo che le varie esperienze del settore debbano “parlarsi”. Vista l’attuale situazione, è necessario creare tutte le reti possibili.