Come funziona il fondo di garanzia di SMart




Uno dei principi cardine di SMart è l’idea di garantire al lavoro freelance le stesse tutele del lavoro dipendente. Questo significa, per esempio, essere pagati con certezza e senza ritardi, a prescindere dai tempi reali di pagamento dei committenti. SMart riesce a offrire ai suoi soci questa importante garanzia grazie a un fondo mutualistico costituito a partire dal 2000. Il presidente di SMart Italia, Donato Nubile, ci ha spiegato come funziona nel dettaglio (e come potrebbe crescere in futuro) in questo colloquio

 

Com’è nata l’idea di un fondo di garanzia, e perché?

Innanzitutto bisogna dire che questo strumento è stato creato su iniziativa dei soci di SMart. Infatti, il fondo di garanzia non nasce insieme alla cooperativa, nel 1998, in Belgio, ma due anni dopo, in una delle assemblee annuali dei soci. Fino a quel momento SMart si era limitata a mutualizzare servizi fiscali e di consulenza, centralizzando, per così dire, la gestione dei vari profili fiscali e degli obblighi burocratici connessi con le attività dei suoi soci e riuscendo così a proporre tariffe ribassate rispetto ai prezzi di mercato per questi servizi. Una volta entrato a regime questo meccanismo, nel 2000, appunto, i soci di SMart cominciano a far emergere una nuova esigenza. Tra i maggiori problemi che riscontravano c’era quello dei tempi di pagamento. Per questo propongono di istituire un modello che permetta di avere entrate economiche regolari e sicure, a prescindere dai tempi reali di pagamento da parte dei committenti. È così che è nata l’idea di un fondo mutualistico, che i soci scelgono di costituire accantonando una piccola percentuale dei loro guadagni. In altre parole, i soci in quel momento si sono resi conto che valeva la pena rinunciare a una piccola parte dei loro guadagni per assicurarsi pagamenti certi. Oltre a rappresentare, probabilmente, una pratica più “giusta” dal punto di vista mutualistico. E da allora la politica di SMart è rimasta la stessa: pagamenti garantiti all’inizio del mese o prima (in Belgio si viene pagati a 7 giorni) a prescindere dal fatto che il committente abbia pagato o meno. Garantisce il fondo mutualistico, e al recupero crediti ci pensa SMart.

Ci tengo a sottolineare una cosa in particolare, di questa storia: che non c’è stato nessun amministratore delegato o direttore generale che a un certo punto ha imposto dall’alto la percentuale e queste regole, ma al contrario sono stati i soci stessi a fissarle.

 

Quali sono esattamente le funzioni del fondo di garanzia?

Il primo obiettivo è, appunto, garantire i pagamenti nonostante tutto. Cioè di tutelare i soci dal rischio di non essere pagati. Questa è la base dell’attività di SMart in tutta Europa, e ci assumiamo il rischio di committenti insolventi. Nel tempo, al crescere del numero dei soci cresceva anche il fondo, fino al punto di garantire la liquidità necessaria anche ad anticipare i pagamenti. SMart Belgio riesce oggi a pagare addirittura a 7 giorni, che di fatto significa anticipare tutti i pagamenti dei soci. In Italia per il momento i nostri soci vengono pagati in un giorno fisso, il 10 di ogni mese, a partire dal mese successivo a quello dell’inizio dell’attività [se si inizia un’attività entro il 30 aprile, si viene pagati il 10 maggio, ndr].

 

Qual è la percentuale del fondo di garanzia in Italia?

La percentuale che SMart richiede ai soci italiani è dell’8,5%, fissa per ogni contratto e per ogni tipo di prestazione. Dentro questo 8,5% c’è un 6,5% che rappresenta un contributo per coprire i costi di gestione della cooperativa e quindi comuni a tutti i soci, e un 2% che rappresenta l’accantonamento per il fondo di garanzia. A questo punto però dobbiamo fare due precisazioni. Innanzitutto, anche se le diverse SMart “nazionali” sono realtà indipendenti e autonome, dobbiamo pensare al fondo di garanzia su scala europea. Ciò significa che nel caso in cui una singola cooperativa della rete di SMart dovesse trovarsi di fronte a un’emergenza cui il suo fondo, da solo, non riuscisse a far fronte, di fatto può attingere alla liquidità del fondo delle altre cooperative (in particolare del Belgio, dove SMart ha la maggiore forza economica). In altre parole, esiste la possibilità di prestiti di liquidità tra le varie SMart, a tasso 0% e con vincoli di restituzione flessibili.

La seconda precisazione riguarda la questione della percentuale fissa. Non si deve pensare che quel 2% versato sui propri guadagni costituisca una sorta di “fondo personale” cui il socio attinge in caso di necessità. Al contrario, il fondo è comune, è mutualistico quindi è calcolato su base generale, sul fatturato complessivo della cooperativa. Per questo il criterio della percentuale fissa è importante, perché il fatto che le tutele (gli anticipi, i servizi ecc.) siano uguali per tutti a prescindere dall’entità del contributo del singolo è anche questo un segno della filosofia mutualistica. È chiaro ad esempio che se per l’attività di un socio SMart fattura 300€, la percentuale che SMart ne ricava non è di per sè sufficiente a coprire le spese di gestione di quella attività, ma il fatto che ci siano soci che fatturano di più e quindi contribuiscono di più in termini assoluti alla collettività consente a tutti di ricevere quanto gli altri. Insomma, ognuno dà secondo le sue possibilità, tutti ricevono lo stesso trattamento. E tutti hanno gli stessi diritti in assemblea.

 

Che succede se l’entità dei contributi dei soci è più alta delle necessità?

SMart è una impresa sociale, quindi tutti gli utili vanno reinvestiti in nuovi servizi per i soci o nel miglioramento di quelli esistenti. Per esempio, in Belgio la performance positiva degli ultimi anni ha permesso di creare spazi di lavoro comune, tra cui il principale è l’atelier condiviso per artisti di Moelenbeck,. Oppure, sempre in Belgio, abbiamo stipulato convenzioni con assicurazioni o istituti di previdenza integrativa, abbiamo comprato una piccola flotta di furgoni per noleggio a prezzi agevolati per i soci, e ovviamente abbiamo investito in formazione gratuita per i soci… A ogni modo, tutte le attività da avviare con l’avanzo di fondi vanno decise in assemblea, dai soci stessi. In linea di principio un domani si potrebbe anche decidere di ridurre la percentuale di SMart…

 

Tutto questo anche in Italia?

Come dicevo prima in Italia SMart è ancora in fase di startup, che significa il nostro bilancio è ancora in disavanzo e le perdite vengono coperte da SMart Belgio e, sinora, anche da un contributo della Fondazione Cariplo. Del resto prima di fondare SMart Italia avevamo previsto una fase di rodaggio e qualche anno prima di raggiungere il break even point (ossia il punto di pareggio tra costi e ricavi), e analizzando i dati raccolti finora possiamo dire di essere totalmente in linea con lo sviluppo delle altre cooperative in altri paesi europei. Perciò tutto ci indica che continueremo ad avere più soci, maggiori utili e, di conseguenza, maggiori possibilità di reinvestimento.

Ricordiamoci che questo modello funziona su grande scala: più cresce il numero dei soci, maggiore è il fatturato della cooperativa e maggiori saranno gli investimenti che SMart potrà fare per il miglioramento delle loro condizioni.

Qualcosa, comunque, stiamo già riuscendo a fare. Per esempio abbiamo aperto e consolidato due sedi, a Milano e a Roma, e stiamo avviando collaborazioni stabili a Firenze e presto anche a Bologna, sempre per avvicinarci il più possibile ai soci.

 

Quali sono le esigenze e le priorità che i soci italiani esprimono, in questa fase?

Una priorità è senz’altro la formazione. E infatti nel corso degli ultimi due anni abbiamo organizzato diversi corsi di formazione gratuiti per i soci sui mestieri della comunicazione, del fundraising e del diritto d’autore, tra Milano e Roma.

Poi abbiamo l’obiettivo di anticipare i tempi di pagamento, per arrivare ai 7 giorni del Belgio. È una questione che abbiamo molto a cuore e su cui stiamo lavorando a partire dall’investimento in una infrastruttura informatica che permetta di automatizzare e fluidificare le attività degli uffici.

Ci chiedono anche di aprire una sede al sud, e convenzioni di previdenza integrativa. Io personalmente aggiungerei che, anche se forse non è la richiesta maggioritaria attualmente, guardando alle esperienze di Belgio e Francia, in cui SMart è a stadi di sviluppo più avanzati, si potrebbe pensare di investire anche sulla creazione di spazi di lavoro e creazione condivisi.

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